Sabato 22 novembre alle ore 17,00, sarà presentato a
Venafro, nel Cocktail Bar Gouzart", Via Caserta n. 20/22, il nuovo libro di Carmine Brancaccio, romanzo da
titolo “E la sera la calma paura dei
gatti”
Introdurrà e condurrà la serata il poeta Giuseppe
Napolitano. Previsti interventi degli scrittori Amerigo Iannacone e Irene
Vallone. Gli interventi saranno inframmezzati da intervalli musicali di Matteo
Franchitti.
Carmine Brancaccio, già conosciuto come poeta, con
questo libro fa il suo esordio nella narrativa. Brancaccio è nato a Napoli nel
1979 e risiede a Sant’Elia Fiumerapido. Ha pubblicato in poesia: Immagini di dimensioni (1997), Soli verso le stelle (1999), Fughe, i re sono giullari (2002), Laudano (2006), Le quartine di Pierrot (Premio Minturnae 2006; 2007), Simplegadi o la notte (2010; seconda
edizione bilingue italiano-esperanto, 2011). È di quest’anno un’ampia antologia
della sua produzione poetica dal titolo Versi
al succo di limone (2014), curata Amerigo Iannacone
È autore di un libro biografico sullo scrittore
Gianluca Morozzi, dal titolo L’era del
Moroz. Tra la vita e la scrittura di Gianluca Morozzi (2008).
Ed ecco una nota di Giuseppe Napolitano.
“Ci ha fregati” –
scrissi, come faccio di solito, a caldo, in una nota a margine, leggendo sparse
pagine del libro appena ricevuto dall’amico editore Amerigo… ma mi bastava quel
primo approccio per comprendere quanto l’operazione letteraria del più giovane
amico sapesse in verità di già vissuta scaltrezza – “ci ha fregati…” scrissi:
“eteronimi per fregarci meglio – femmine e musiche per distrarci e tanta gente
a fare il coro!”. Credetti così di aver subito individuato gli ingredienti del banchetto. Cibarsi,
in questo caso, era sorbire tutta una serie di prelibatezze – non sempre dolci,
non sempre gustose, a volte aspre o indigeste, ma tutte di fine preparazione.
La cucina di Carmine ormai potrebbe far bella figura in un grande ristorante: i
commensali, i lettori attenti delle sue pagine, sanno ormai cosa aspettarsi,
come godersela una sua tavola imbandita.
Ora, rileggendo qua e là, ancora a caso, mi sono imbattuto in una pagina di
magistrale scrittura surreale,
in un episodio dal sapore felliniano (e so che a lui il cinema piace
tantissimo): quello dell’11 settembre, quasi a metà libro, “Anacoluto architettonico.
Cronaca di un sogno. 11 settembre. Work in progress”: titolo, sottotitolo, determinazione
cronologica (tutto il libro, del resto, è datato come un diario), nuovo titoletto…
e poi un racconto allucinato, sognante e straziante nello smemorarsi del personaggio,
che pure è “lui”, poiché il signor “Ceriman”, si sa, è Carmine, ma per nulla
autobiografico (quando mai c’è stato nell’ascensore della Torre Nord, delle
Twin Towers che una volta stavano a New York?), eppure di concretissima
espressività. Perché lui no, ma Ceriman
sì, eccome se c’è stato in quell’ascensore, e ha visto e sentito quello che
racconta. Ecco, è qui il gioco,
e qui è la bravura di un
letterato che – se a volte rende scoperta la furbizia del suo fare – sa bene
come lavorare per essere attraente e credibile, addirittura, almeno per chi sappia
come trovare anche lui quell’ascensore che va difilato al centodecimo piano,
destinazione quasi paradiso, e di lì scorgere un orizzonte prossimo, fermo come
in un quadro o una quinta teatrale (o il fondale di una scena felliniana,
appunto, falso e realistico al tempo stesso).
Allora, infine, forse più chiaro si fa anche il titolo – apparentemente stravagante – di questo libro: E la sera la calma paura dei gatti…
A sera, infatti, i gatti hanno paura nei loro occhi, paura di quel che li
aspetta, di una notte in cui saranno tutti grigi, ma è calma, la loro paura,
felina, controllata – come sa chi sa mettersi di fronte allo specchio e non
temere l’incontro casuale che potrebbe turbarlo, e non è che una nostra faccia dimenticata che ritorna
da un lungo viaggio… e non chiede che di uscire a salutarci, a dividere un
tratto di strada, di vita…