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Segnalazione in Primo Piano: “Il Foglio volante” di luglio 2014


Numero di agosto 2014 del “Foglio volante - La Flugfolio”, mensile letterario e di cultura varia che è al XXIX anno di vita, questo mese con piú pagine del solito. In apertura l’articolo “Religione e religiosità in Giorgio Caproni” di Tommaso Lisi. Vi compaiono poi, oltre alle solite rubriche, testi di Rosa Amato,Loretta Bonucci, Fabiano Braccini, Gisella Campolo, Angelo Capoccia, Giorgio Caproni, Aldo Cervo, Serena Cucco, Carla D’Alessandro, Antonio De Angelis, Giuditta Di Cristinzi, Lino Di Stefano, Georges Dumoutiers, Vito Faiuolo, Amerigo Iannacone, Tiberio La Rocca, Tommaso Lisi, Lucius, Pierangelo Marini, Marco Mezzetti, Dario Piccirilli, Giuseppe Quirino, Fryda Rota, Irene Vallone. Inotre articoli che riguardano Elena Montanaro, Chiara Scrobogna, Irene Vallone, Antonio Vanni.
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Riportiamo, qui di seguito, il testo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche” e una poesia di Antonio De Angelis.




Religione e religiosità in Giorgio Caproni



Da un certo punto in poi si affaccia, inquietante, nella poesia di Giorgio Caproni, l’esistenza-non esistenza di Dio. «Inquietante» proprio e appunto perché «esistenza-non esistenza». Non sarebbe inquietante la sola esistenza di Dio, né inquietante sarebbe la sola non-esistenza di Dio. È invece inquietante l’esistenza-non esistenza di Dio. Ora, quale dei due termini prevale in Caproni: il termine “esistenza” oppure il termine “non esistenza”? Nessuno dei due termini prevale perché prevale la congiunzione-contrapposizione di entrambi i termini. Perché prevale la poesia di Caproni che vive di quella opposizione, che esiste e consiste in quella contraddizione.

Tanto ciò è vero che è vero, a proposito di Caproni, del suo sentimento di Dio, sia il celebre «non lo cercheresti se non lo avessi già trovato» sia l’altrettanto celebre, e opposto, «non lo perderesti se non lo avessi a lungo cercato».

Da un certo punto in poi (un “poi” che significa “per sempre”) l’intreccio-contrasto tra l’esistenza e la inesistenza di Dio è rispecchiato drammaticamente dalla scrittura poetica di Caproni.

Dall’altra parte, c’è la laicità del «fa freddo nella storia», e nel contempo, la religiosità del richiamo e della ricerca di qualcosa che vinca quel “freddo” e che non può essere che Dio. Nonostante questo richiamo e questa ricerca non approdino mai al recupero della memoria, del sentimento della fede, richiamo e ricerca di Dio sconfiggono la negatività dell’ateismo.

Non c’è ateismo in Caproni perché non c’è in lui la prevalenza della non-esistenza sulla esistenza di Dio. La memoria della fede, se non trionfa, non soccombe nemmeno all’ateismo.

* * *

Persino per la religiosissima (e sia pure di una particolare “religiosità” e personale “religione”) Emily Dickinson, Dio è ormai diventato “introvabile” e tuttavia, per la stessa, «meglio un fuoco fatuo, che l’assenza completa di luce».

In Caproni, nella sua poesia, non c’è “assenza” di luce perché, sebbene anche per lui Dio sia “introvabile”, non per questo è insensato cercarlo. La ricerca di qualcosa è già di per sé ottenimento, raggiungimento del qualcosa che si cerca.

In tutta la ricerca di Caproni c’è una grande luce: c’è una luce abbagliante, accecante.                                                         

* * *

Il problema, a questo punto, è come leggere il calmo e quasi scontato, il disinvolto riferimento a Dio (con la maiuscola) contenuto in una lettera di Caproni al sottoscritto.

Parlando della “chiarezza”, di cui io nella mia poesia sarei in possesso “al cento per cento”, Caproni fa precedere, rafforza tale riconoscimento con un tutt’altro che scontato e del tutto disinvolto «grazie a Dio».

Perché uno che non crede in Dio, e in un contesto che non lo richiede, dovrebbe richiamarsi a Lui, richiamare Lui?

Per chi ha letto Caproni, e ora queste mie veloci riflessioni sul suo credere o non credere in Dio, deve essere scioccante (lo è stato per me, che propendo per la prima ipotesi) quel riferimento a Dio: contenuto nella sua lettera.

Tommaso Lisi



Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone




Il paziente overbooking



Un cartello davanti all’accettazione dell’ospedale intimava ai pazienti “overbooking” di fare non so che cosa. E il povero paziente, che già aveva problemi suoi, tutto intimorito, non avendo nemmeno un vocabolario inglese a portata di mano, che cercava di capire se lui era overbooking oppure no. E al pronto soccorso, nessun soccorso per lui.

Come al solito, ci troviamo davanti ai terroristi della parola, che per dire che c’è stata un’eccedenza di prenotazioni, parlano di overbooking. Finché il paziente non perde la pazienza.






Trucioli





C’era un fruscio di foglie nella sera,

e l’ansito strozzato del fiume

che andava verso la foce.



Aspra, la terra, accenna rughe,

come gli anni al suo viso

dentro uno specchio crudele.



Nel cielo bigio

– ebbra di luce e voli –

la prima rondine.



I mostri che dormono nel fondo

della coscienza,quando si svegliano

creano scenari apocalittici.



Antonio De Angelis

Castro dei Volsci (Frosinone)




Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone





Il paziente overbooking



Un cartello davanti all’accettazione dell’ospedale intimava ai pazienti “overbooking” di fare non so che cosa. E il povero paziente, che già aveva problemi suoi, tutto intimorito, non avendo nemmeno un vocabolario inglese a portata di mano, che cercava di capire se lui era overbooking oppure no. E al pronto soccorso, nessun soccorso per lui.

Come al solito, ci troviamo davanti ai terroristi della parola, che per dire che c’è stata un’eccedenza di prenotazioni, parlano di overbooking. Finché il paziente non perde la pazienza.


Religione e religiosità in Giorgio Caproni

Da un certo punto in poi si affaccia, inquietante, nella poesia di Giorgio Caproni, l’esistenza-non esistenza di Dio. «Inquietante» proprio e appunto perché «esistenza-non esistenza». Non sarebbe inquietante la sola esistenza di Dio, né inquietante sarebbe la sola non-esistenza di Dio. È invece inquietante l’esistenza-non esistenza di Dio. Ora, quale dei due termini prevale in Caproni: il termine “esistenza” oppure il termine “non esistenza”? Nessuno dei due termini prevale perché prevale la congiunzione-contrapposizione di entrambi i termini. Perché prevale la poesia di Caproni che vive di quella opposizione, che esiste e consiste in quella contraddizione.
Tanto ciò è vero che è vero, a proposito di Caproni, del suo sentimento di Dio, sia il celebre «non lo cercheresti se non lo avessi già trovato» sia l’altrettanto celebre, e opposto, «non lo perderesti se non lo avessi a lungo cercato».
Da un certo punto in poi (un “poi” che significa “per sempre”) l’intreccio-contrasto tra l’esistenza e la inesistenza di Dio è rispecchiato drammaticamente dalla scrittura poetica di Caproni.
Dall’altra parte, c’è la laicità del «fa freddo nella storia», e nel contempo, la religiosità del richiamo e della ricerca di qualcosa che vinca quel “freddo” e che non può essere che Dio. Nonostante questo richiamo e questa ricerca non approdino mai al recupero della memoria, del sentimento della fede, richiamo e ricerca di Dio sconfiggono la negatività dell’ateismo.
Non c’è ateismo in Caproni perché non c’è in lui la prevalenza della non-esistenza sulla esistenza di Dio. La memoria della fede, se non trionfa, non soccombe nemmeno all’ateismo.
* * *
Persino per la religiosissima (e sia pure di una particolare “religiosità” e personale “religione”) Emily Dickinson, Dio è ormai diventato “introvabile” e tuttavia, per la stessa, «meglio un fuoco fatuo, che l’assenza completa di luce».
In Caproni, nella sua poesia, non c’è “assenza” di luce perché, sebbene anche per lui Dio sia “introvabile”, non per questo è insensato cercarlo. La ricerca di qualcosa è già di per sé ottenimento, raggiungimento del qualcosa che si cerca.
In tutta la ricerca di Caproni c’è una grande luce: c’è una luce abbagliante, accecante.                                                         
* * *
Il problema, a questo punto, è come leggere il calmo e quasi scontato, il disinvolto riferimento a Dio (con la maiuscola) contenuto in una lettera di Caproni al sottoscritto.
Parlando della “chiarezza”, di cui io nella mia poesia sarei in possesso “al cento per cento”, Caproni fa precedere, rafforza tale riconoscimento con un tutt’altro che scontato e del tutto disinvolto «grazie a Dio».
Perché uno che non crede in Dio, e in un contesto che non lo richiede, dovrebbe richiamarsi a Lui, richiamare Lui?
Per chi ha letto Caproni, e ora queste mie veloci riflessioni sul suo credere o non credere in Dio, deve essere scioccante (lo è stato per me, che propendo per la prima ipotesi) quel riferimento a Dio: contenuto nella sua lettera.
Tommaso Lisi


Trucioli


C’era un fruscio di foglie nella sera,
e l’ansito strozzato del fiume
che andava verso la foce.

Aspra, la terra, accenna rughe,
come gli anni al suo viso
dentro uno specchio crudele.

Nel cielo bigio
– ebbra di luce e voli –
la prima rondine.

I mostri che dormono nel fondo
della coscienza,quando si svegliano
creano scenari apocalittici.

Antonio De Angelis
Castro dei Volsci (Frosinone)
 

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