La guerra, un incubo inutile.
Scorrendo l'elenco delle missioni internazionali in cui è impegnato il nostro esercito, si nota che continuiamo a presidiare militarmente tutti gli scenari di guerra cui abbiamo partecipato dopo il crollo del Muro di Berlino.
Inviamo truppe in Kossovo da oltre venti anni e senza la nostra presenza, assieme a quella delle altre forze NATO, è facile prevedere che le violenze tra etnie riprenderebbero subito. Guardiamo alle cronache recenti: Iraq, Libia, Afghanistan; tre delle principali campagne militari dell'occidente evoluto, tre dittature abbattute con i bombardamenti, dove non è cambiato nulla in termini di sofferenze. Emergency, tramite i social network, ci informa che il numero di feriti da arma da fuoco ricoverati nel suo ospedale di Kabul non è mai stato alto come ora. Ebbene, se da un lato si può asserire che il pacifismo è un sogno irrealizzabile, perché non dire che la guerra è un incubo inutile? Possibile non sia possibile immaginare soluzioni diverse da un immobilismo diplomatico permanente, cui far seguire l'esplodere dei colpi di artiglieria? Possibile non si riescano a tutelare gli interessi economici delle “democrazie avanzate”, senza imporli con la violenza a chi se ne dimostri nemico o anche solo concorrente?