In
Europa, senza unione non c'è forza
La
prima manifestazione sindacale organizzata a livello europeo sarebbe
dovuta essere un evento a prescindere, tanto più se con un elevata
partecipazione – nonostante l'inusuale collocazione
infrasettimanale. Per la nostra classe politica, invece, l'evento è
stato solo lo scontro di piazza, saltando a piè pari le motivazioni
della protesta. Niente di nuovo sotto il sole? Non è del tutto
esatto. In primo luogo si nota stavolta la maggiore maturità delle
principali testate giornalistiche, che nella cronaca dei fatti hanno
distinto i violenti dal resto dei dimostranti, senza tacere il
rilievo internazionale della mobilitazione e la pregnanza delle
rivendicazioni sulla nostra vita quotidiana. In secondo luogo, una
volta tanto che le ragioni della piazza coincidevano con quelle di
tutti i partiti italiani, vale a dire chiedere all'Europa un
allentamento del patto di stabilità, sarebbe stato fisiologico per i
loro esponenti ribadire almeno questa richiesta: d'altronde non c'è
talk show in cui i politici non se la prendano con l'austerità di
Bruxelles e della BCE. Eppure ieri hanno parlato solo di manganellate
e lanci di pietre. Sarà la forza dell'abitudine, oppure l'incapacità
di articolare discorsi più elaborati di uno slogan. Il massimo della
tristezza, dal leader di un sindacato non aderente all'iniziativa,
secondo il quale la rivendicazione non era così rilevante da
giustificare la rinuncia ad una giornata di stipendio. Un concetto
difficile da spiegare a chi, causa gli effetti della crisi
finanziaria, lo stipendio non lo riscuote più da un pezzo.