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In due settimane Iren perde il 23%

Anomalo movimento del titolo nell'ultimo periodo
Inopportuno aver integrato chi ha perso i requisiti di 
indipendenza

Esaminando la documentazione del bilancio e la valutazione sul valore del titolo Iren (in attesa di partecipare all'assemblea degli azioni del 18 giugno prossimo) ho notato una strana movimentazione di acquisto, ma soprattutto di vendita del titolo in questa prima metà del mese di maggio.
Iren, se togliamo le quotazione dell'ultimo mese, ha registrato un corposo aumento del valore dell'azione che si era stabilizzata nel mese di aprile intorno al valore medio di 1,28 euro ad zione.

Nella seconda metà del mese di aprile l'azione ha registrato un media giornaliera di volume di scambio pari a poco più di un milione di controvalore.
Verificando, invece la media di scambio della prima metà del mese di maggio si nota che il volume medio scambiato, magicamente raddoppia raggiungendo la soglia di 2,14 milioni di controvalore per toccare l'8 ed il 15 maggio un controvalore quadruplicato di 4,2 milioni di euro.
Il titolo passa in due settimane da una media stabilizzata di 1,28 euro ad azione a 1,063 euro del prezzo di chiusura del 16 maggio registrando una perdita di valore del 23%.
Ricordo che in questo periodo di maggio si stavano chiudendo le documentazione riservate per elaborare i dati della prima trimestrale del bilancio 2014.
I dati sono stati resi pubblici con un comunicato il pomeriggio tardi del 14 maggio provocando anche il giorno dopo un calo del titolo che ha toccato il 6,45%.
Mi chiedo se sia possibile o meno che qualche non piccolo azionista sapesse già dei dati scadeti della trimestrale prima che questi diventassero pubblici.
Se così non è, come possiamo spiegarci un raddoppio del valore degli scambi, con punte che arrivano fino a quattro volte la media, dell'ultimo periodo e che hanno procurato un calo del titole del 23%?

Ma un'altra cosa da piccolo azionista non mi convince. Una stranezza a cui si è data poco importanza.
L'assemblea del 27 giugno 2013 ha eletto i 13 componenti del consiglio di amministrazione, tra questi i due che fanno capo a Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e Equiter spa: Franco Amato e Roberto Walter Firpo. Quest'ultimo il 17 luglio, a solo pochi giorni dalla nomina, rassegna le dimissioni dal consiglio di amministrazione per aver perso i requisiti di indipendenza.
Bene,
il Consiglio di Amministrazione, avvalendosi della facoltà prevista dallo stesso Codice di Autodisciplina (che almeno in questo secondo me andrebbe cambiato), ha immediatamente cooptato lo stesso Roberto Walter Firpo, rendendo nulle le sue dimissioni.
Se da un punto di vista normativo l'integrazione potrebbe pure essere lecita, da un punto di vista di opportunità no, proprio per il ruolo che ricopriva Firpo, quello di presidente del Comitato di Remunerazione.
Si proprio quel comitato che di lì a poco avrebbe dovuto proporre le remunerazione degli amministratori esecutivi e degli altri amministratori che ricoprono particolari cariche.
Una scelta inopportuna da parte del consiglio di amministrazione soprattutto perché questa società è a maggioranza pubblica, quindi, deve rispettare maggiormente le scelte di opportunità.
P.S.: qualcuno mi potrebbe dire perché sono venute meno i requisiti di indipendenza di Firpo? Nei documenti ufficiali non ho trovato traccia della motivazione, ma solo di aver perso i requisiti di indipendenza.
Donato Vena (zon@civica)

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