Elezioni amministrative in Francia. Prematuro parlare di deriva lepenista
Grande
risalto per le elezioni amministrative francesi. Su titoli, in Italia,
campeggia all'unisono il boom del Fronte Nazionale, che però, a livello
nazionale, vale nemmeno il
5% su un insieme di votanti pari a circa il 60% del corpo elettorale. E'
vero che i lepenisti sono, ineditamente, al ballottaggio in 229
comuni, dove si giocherà la vera partita democratica: sapranno elettori
socialisti e conservatori coalizzarsi contro "i barbari"? Sarà utile
comparare il dato dei prossimi ballottaggi con quello per le elezioni
presidenziali del 2002, quando l'elettorato socialista di Jospin,
turandosi il naso, votò compatto per l'ultraconservatore Chirac.
Eleggere un sindaco non è certo come eleggere il Presidente, ma se
l'effetto del voto a narici turate non si ripeterà, ci sarà di che
riflettere. Per
ora rimane un tratto in comune e uno di differenza con l'Italia. Quello
in comune è che alle elezioni
amministrative si vota poco, dato ancor più significativo in Francia,
dove tradizionalmente i municipi hanno un ruolo politico forte, anche in
chiave di futura ascesa politica (fenomeno da noi piuttosto recente).
La grande differenza è che il sistema partitico transalpino non ha
ancora maturato un raccoglitore del non voto di protesta, a destra come a
sinistra, come il Movimento Cinque Stelle e potrebbe essere questo il
punto debole di Le Pen rispetto a Grillo, fin dalle prossime europee.