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Appuntamenti in Primo Piano: Potenza. "Briganta", la storia della sorella di Crocco


Il 31 marzo alle ore 21 si chiude la rassegna "Quartieri contemporanei"
 


Lei è Rosina, la sorella di Carmine Crocco, il brigante per eccellenza: è una storia "parallela", fatta di passione e dolore, quella che Isabel Russinova porta in scena lunedì 31 marzo, alle ore 21, nel teatro Stabile di Potenza, per l'ultimo appuntamento della rassegna "Quartieri contemporanei". Alle ore 19 lo spettacolo sarà preceduto, come ormai da tradizione, da un incontro con l'autore, e da un collegamento Skype con Riccardo Noury, il portavoce Amnesty International, che ha dato il patrocinio nell'ambito dei diritti della donna e la battaglia contro la violenza. La rassegna è ideata dall’attrice Isabel Russinova, che ne cura la direzione artistica, e organizzata da Ars Millennia production e dall'associazione culturale Bravò con l'Università degli studi della Basilicata, con il contributo della Regione Basilicata, del Comune di Potenza e della Fondazione Carical e il patrocinio dell'Apt, del Comune di Matera, e del Comitato Matera 2019.

Russinova (che è anche una delle testimonial nazionali di Amnesty) sarà quindi la protagonista di “Briganta”, per la regia Rodolfo Martinelli. Lo spettacolo è ispirato alla vita di Rosina Donatelli Crocco, sorella di Carmine Crocco, e sarà aperto da un videomessaggio di Amnesty. Bella, indomita e coraggiosa: un volto del brigantaggio italiano (femminile) finora rimasto in ombra. Molte furono le donne che imbracciarono fucili, furono determinate e feroci più dei maschi, più abili e appassionate, leste con le armi, indipendenti e libere, si misero a servizio della rivoluzione contro l’invasione dei Piemontesi. Si narrano in maniera partecipata vicende sottaciute, cancellate dai libri di testo: l’attrice ci racconta della macchia, della sua vita di rapine, di rapimenti, ricatti e sopraffazioni. Mentre si accovaccia sull’unica sedia presente in scena, la luce inonda il suo volto solcato e bagnato da lacrime sincere. "Per le donne – dirà – è meglio morire in battaglia, perché se sopravvivi ti aspettano torture e violenze che non t'immagini". Quella della Briganta è una vana lotta senza uscita, il ritorno dei Borbone avrebbe significato il ripristino delle ingiustizie precedenti. Alla fine, rassegnata, l'eroina, fiera, imbraccia il fucile e si fa fotografare.

"Il brigantaggio - ha spiegato la direttrice artistica - può essere inteso anche come una sorta d'inizio importante per la liberazione della donna. Le terre lucane conservano una grande memoria di questo fenomeno e di queste vicende, e del brigantaggio al femminile: per questo motivo la Basilicata diventa luogo potente per una riflessione a 360 gradi sulla storia e sul ruolo della donna di ieri e di oggi".



Per info e interviste: Isabel Russinova, cell. 335.5222297

Davide De Paola - Addetto stampa Unibas - 320.7942824

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