Se libertà è poter stare sopra un albero, al riparo da sguardi indiscreti
Evidentemente
anche Putin, come James Bond, ha un Mister Q che gli brevetta i gadget
con cui spiare i leader stranieri. Il riferimento ovviamente è alla
notizia trapelata sul presunto caso di spionaggio compiuto all'ultimo
G20, proprio grazie alla distribuzione ai partecipanti di souvenir
contenenti chip per intercettare le loro comunicazioni.
Ci sarebbe
proprio da riesumare Fleming e, in un momento in cui si ha l'impressione
che, tra bolle speculative e conflitti irrisolvibili, il mondo vada a
rotoli senza controllo, l'idea che esista davvero uno o più grandi
fratelli è forse pure rassicurante. Di fronte all'enormità del creato,
infatti, l'uomo ha bisogno di sentirsi guidato, persino a discapito
della sua libertà. Libertà che dipende però anche dal rispetto altrui di
un'inviolabile area di riservatezza personale, cui ciascun individuo ha
diritto. Di fronte all'invasione tecnologica dentro le nostre
esistenze, dall'uso e abuso dei sociali network, ai database che si
celano dietro le carte fedeltà dei supermercati, dalla creazione del
fascicolo sanitario e della cartella clinica elettronici, fino
all'ultimo stadio dell'impronta digitale quale sostituto di pin e
password, fare una seria riflessione sui limiti dell'inviolabilità
individuale è ormai questione non più procastinabile. La paura
dell'oggi, ancorché del domani, il senso di debolezza, non siano
propulsori di una ingerenza nelle vite private di ognuno di noi, i cui
effetti sarebbero poi difficilmente reversibili.