La NSA rivela che i servizi segreti europei alleati hanno sempre collaborato alla rete di intercettazioni messa a nudo dal datagate, difficile dunque credere che i relativi vertici politici ne siano del tutto all'oscuro. Possono non conoscerne il dettaglio, ma che la ignorino del tutto è poco credibile. In merito Romano Prodi ha dichiarato che già dieci anni fa, durante il suo mandato di presidente della Commissione Europea, sapeva benissimo di essere finito sotto le antenne di Echelon. Pertanto tutto questo stupore da parte di Hollande, Merkel e Letta, è forse più scena che sostanza.
Con estrema schiettezza, infatti, è ancora Prodi ad affermare, senza troppi fronzoli, che ragioni di sicurezza possono legittimare un'intrusione del genere. Ragioni che inevitabilmente c'erano durante la guerra fredda, che apparentemente sono continuate con la minaccia di Al Qaeda ma sulle quali però è oggi legittimo porsi qualche dubbio. Forse le rivelazioni di Snowden, per quanto ottenute con mezzi illegali, sono la testa d'ariete con cui i leader alleati cercano di emanciparsi dalla primazia statunitense. Tuttavia condannare il passato, dopo averlo tollerato o addirittura sostenuto, è intellettualmente onesto? Ben diverso il caso in cui il sistema di intercettazioni è stato utilizzato per fini di spionaggio industriale, onde avvantaggiare le imprese statunitensi ed è contro questa ingerenza che la UE deve battere il colpo più pesante, ricorrendo anche ad eventuali azioni risarcitorie.