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Evasion, giornale del libero pensiero

Vignetta del Giorno 

La vignetta di Giannelli - Dal Corriere della Sera di domenica 29 settembre 2013

Matrimonio con furto 

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Ferguson Point, Vancouver, matrimonio di Julie e Bryan, 70 invitati. 71 se si conta anche il ladro che a un certo punto della cerimonia ruba attrezzatura fotografica per un valore di circa 6 mila dollari. Non lo avrebbero mai beccato se non ci fossero state due telecamere puntate sull'altare e sul pubblico. 

In quel ramo del lago di Como 

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Danilo Bernasconi, comasco di 33 anni, ha battuto il record mondiale di immersione continua resistendo per 50 ore a 10 metri di profondità nelle acque del lago di Como. Risalito in superficie, ha fatto 36 pipì. 
(Fonte: Ilsole24ore.com) 

All'asta da Christie's 

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La nota case d'aste inglese metterà in vendita un rarissimo uovo di uccello elefante, una specie estinta vissuta in Madagascar. L'ovetto misura 30 cm di altezza e 21 cm di diametro, 100 volte più grande di un normale uovo di gallina. Base d'asta: 30 mila sterline, quasi 36 mila euro. E la frittata sarà indimenticabile! 
(Fonte: Repubblica) 

Fumetti certificati Pefc 

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I prossimi albi di Dylan Dog, Tex Willer, Martin Mystère, Nathan Never e tutti gli altri fumetti della Sergio Bonelli Editore, saranno stampati su carta certificata Pefc proveniente da foreste svedesi ed estoni controllate e gestite in modo sostenibile. Ogni anno la Bonelli Editore, di cui siamo grandi fruitori, utilizza circa 3.250 tonnellate di carta per la pubblicazione dei suoi albi. 

La nostra scuola solare fotovoltaica 

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Dopo una lezione sulle energie rinnovabili un gruppo di alunni di una scuola elementare di Durham, nella Carolina del Nord, Stati Uniti, ha lanciato su Kickstarter, una piattaforma online di crowdfunding, una raccolta fondi per installare un impianto fotovoltaico sul tetto della scuola e rendere la loro classe 100% autosufficiente dal punto di vista energetico. Grazie alle donazioni volontarie da parte degli utenti di Kickstarter, il progetto ha raccolto 5.817 dollari con cui compreranno 6 pannelli solari da 145 watt e una micro turbina eolica per un totale di 1 Kwh di energia elettrica rinnovabile autoprodotta. In Italia un progetto simile è stato realizzato alla Scuola Elementare di Longhena (Bologna), dove è stato installato un impianto fotovoltaico regalato alla scuola dai genitori dei bambini. 

Record di riciclo del vetro in Europa 

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Il tasso medio di riciclo del vetro nell'Unione Europea ha superato per la prima volta la soglia del 70%. Nel 2011 sono state riciclate oltre 11 milioni di tonnellate di vetro. Nella classifica UE l'Italia è al quarto posto dopo Germania, Francia e Inghilterra. 
(Fonte: TgCom) 

La strada più bella del mondo 

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Quella che vedete nella foto è una vista dell'alto della Rua Gonçalo de Carvalho, una strada di 500 metri a Porto Alegre, Brasile. Gli alberi sono stati piantati nel 1930 e col tempo hanno formato un vero e proprio tunnel dentro il quale l'aria è più pulita e la temperatura più mite. Meraviglia! 



La scuoletta Zapatista 

 La scuoletta Zapatista
Dal 12 al 17 agosto 1.700 persone da tutto il mondo, la maggior parte dall'America Latina, hanno partecipato alle lezioni della “Escuelita de los de abajo” tra le montagne del Sud-est messicano. Una scuola zapatista, senza lavagne, insegnanti e voti, dove si impara il lavoro collettivo, l'organizzazione comunitaria, l'autonomia economica e come combattere l'economia capitalista, ma si è parlato anche di salute, educazione, agricoltura e allevamento. Una scuola totale, di vita. Le lezioni sono state tenute da una decina di comandanti col tradizionale passamontagna. Su questa iniziativa vi invitiamo a leggere questo articolo di Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano, clicca qui.

Non c’erano lavagne né programmi. Oltre mille persone, provenienti da ogni angolo del mondo, hanno partecipato al corso sulla libertà secondo gli zapatisti nella escuelita de los de abajo tra le montagne del Sud-est messicano. È la prima volta che un movimento rivoluzionario realizza un’esperienza di questo tipo, scrive Raúl Zibechi. Fino ad ora l’insegnamento tra i rivoluzionari riproduceva i modelli intellettuali dell’accademia, con un arriba e un abajo congelati e stratificati. Questa è un’altra cosa.
di Raúl Zibechi

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Ci sarà un prima e un dopo la scuoletta zapatista. Di quella appena conclusa e di quelle che verranno. Sarà un impatto lento, diffuso, che si farà sentire nel corso di alcuni anni ma che segnerà la vita de los de abajo per decenni. Quel che abbiamo vissuto è stata un’educazione non istituzionale, dove la comunità è il soggetto che educa. Autoeducazione viso a viso, apprendendo con l’anima e col corpo, come direbbe il poeta.
Si tratta di una non pedagogia ispirata alla cultura contadina: selezionare i semi migliori, spargerli in suoli fertili e irrigare la terra affinché si produca il miracolo dello spuntare dei germogli, che non è mai sicuro né si può pianificare.
La escuelita zapatista, dalla quale siamo passati in più di mille allievi nelle comunità autonome, è stato un modo differente di apprendimento e di insegnamento, senza aule né lavagne, senza maestri né professori, senza curricula né voti. Il vero insegnamento comincia con la creazione di un clima di fratellanza tra una pluralità di soggetti prima che con la divisione tra un educatore, con potere e sapere, e gli allievi ignoranti ai quali si devono inculcare le conoscenze.
Tra i molti insegnamenti, impossibili da riassumere in poche righe, forse influenzato dalla congiuntura che stiamo attraversando nel sud del continente americano, vorrei sottolineare cinque aspetti.

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Il primo è che gli zapatisti hanno sconfitto le politiche sociali contrainsurgentes (gli zapatisti continuano a riferirsi a se stessi come «insorgenti», insurgentes, ndt) che sono il modo usato da los de arriba (quelli che stanno in alto, ndt) per dividere, cooptare e sottomettere i popoli che si ribellano. Vicino a ogni comunità zapatista, ci sono altre comunità affini al malgoverno, con le loro casette di mattoni, che ricevono assegni e quasi non lavorano più la terra. Migliaia di famiglie hanno ceduto (a queste forme di assistenza, ndt), una cosa comune da tutte le parti, e hanno accettato i regali che vengono dall’alto. La cosa notevole, però, la cosa davvero eccezionale, è che altre migliaia di famiglie vanno avanti senza accettare niente.
Non conosco alcun altro processo, in tutta l’America latina, che sia riuscito a neutralizzare le politiche sociali. Questo è il maggior merito dello zapatismo, conseguito con fermezza militante, chiarezza politica e un’inesauribile capacità di sacrificio. Questo è il primo insegnamento: è possibile sconfiggere le politiche sociali.
L’autonomia è il secondo insegnamento. Negli anni scorsi abbiamo sentito fare discorsi sull’autonomia tra i più diversi movimenti, un fatto di grande rilievo, naturalmente. Posso confermare di persona che nei municipi autonomi e nelle comunità che formano il caracol di Morelia gli zapatisti hanno costruito un’autonomia economica, della salute, dell’educazione e del potere. Vale a dire, un’autonomia integrale che abbraccia tutti gli aspetti della vita. Non ho alcun dubbio sul fatto che accada lo stesso anche negli altri quattro caracol.
Un paio di cose ancora sull’economia, o la vita materiale. Le famiglie delle comunità non «toccano» l’economia capitalista. Sfiorano appena il mercato. Producono tutti i loro alimenti, che comprendono una buona dose di proteine. Comprano quello che non producono (sale, olio, sapone, zucchero) nei negozi zapatisti. I risparmi delle famiglie e della comunità vengono conservati in bestiame, basandosi sulla vendita del caffè. Quando c’è bisogno, per una necessità di salute o per la lotta, vendono alcuni capi di bestiame.
L’autonomia nell’educazione e nella salute si basa sul controllo comunitario. La comunità sceglie chi dovrà insegnare ai suoi figli e alle sue figlie e chi si occuperà della salute. In ogni comunità c’è una scuola, nel posto di salute convivono levatrici, hueseras (una specie di osteopata tradizionale, ndt) e coloro che si specializzano nella conoscenza delle piante medicinali. La comunità li sostiene, come sostiene le sue autorità.
Il terzo insegnamento è in relazione con il lavoro collettivo. Come ha detto un Votán: «I lavori collettivi sono il motore del processo». Le comunità hanno terre proprie grazie all’esproprio degli espropriatori, primo ineludibile passo per creare un mondo nuovo. Uomini e donne hanno i loro lavori e gli spazi collettivi.
I lavori collettivi sono uno dei pilastri dell’autonomia, i cui frutti in genere si riversano su ospedali, cliniche, educazione primaria e secondaria, nel rafforzamento dei municipi e delle Giunte di buon governo. Niente di tutto quello che si è costruito sarebbe stato possibile senza il lavoro collettivo di uomini, donne, bambini, bambine e anziani.
La quarta questione è la nuova cultura politica che affonda le radici nelle relazioni familiari e si propaga poi in tutta la «società» zapatista. Gli uomini collaborano al lavoro domestico che continua a ricadere sulle donne, si prendono cura dei figli quando le donne devono uscire dalla comunità per svolgere i loro incarichi di autorità. Le relazioni tra genitori e figli sono affettuose e rispettose, in un clima generale di armonia e buonumore. Non ho visto un solo gesto di violenza o aggressività in casa.
L’immensa maggioranza degli zapatisti sono giovani o molto giovani, e ci sono tante donne quanti sono gli uomini. La rivoluzione non la possono fare altri che i giovani, e su questo non si discute. Quelli che comandano, ubbidiscono, non sono chiacchiere. Ci mettono il corpo, un’altra delle chiavi della nuova cultura politica.

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Lo specchio è il quinto punto. Le comunità sono un doppio specchio: nel quale possiamo guardarci e possiamo vederle. Non l’una o l’altra cosa ma le due cose insieme, simultaneamente. Ci guardiamo guardandole. In questo andare e venire, impariamo lavorando insieme, dormendo e mangiando sotto lo stesso tetto, nelle stesse condizioni, usando le stesse latrine, calpestando lo stesso fango e bagnandoci nella stessa pioggia.
È la prima volta che un movimento rivoluzionario realizza un’esperienza di questo tipo. Fino a ora l’insegnamento tra i rivoluzionari riproduceva i modelli intellettuali dell’accademia, con un sopra e un sotto stratificati, e congelati. Questa è un’altra cosa. Impariamo con la pelle e con i sensi.
Infine, una questione di metodo o di modo di lavoro. L’Ezln è nato nel campo di concentramento che rappresentavano le relazioni verticali e violente imposte dai proprietari terrieri. Gli zapatisti hanno imparato a lavorare famiglia per famiglia e in segreto, innovando il metodo di lavoro dei movimenti antisistemici. Nel momento in cui il mondo sembra sempre di più un campo di concentramento, i loro metodi possono essere molto utili a noi che continuiamo a impegnarci per creare un mondo nuovo.

Questo articolo è uscito il 23 agosto sulla Jornada con il titolo «Las escuelitas de abajo».
Traduzione per Comune-info: m. c..

Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte de los de abajo e delle società in movimento, è un giornalista del settimanale Brecha e collabora con molte altre testate di diversi paesi. In Italia scrive per Comune-info, dopo aver collaborato per dieci anni con Carta. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità nei siti e nelle lingue di tutto il mondo. In Italia sono usciti anche diversi dei suoi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi.

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