La
piena vigenza della legge sull'ineleggibilità politica
Luciano
Violante, nel dichiarare che la norma sull'ineleggibilità politica
non può essere fatta valere, oggi, per Silvio Berlusconi, richiama però un
particolare rilevante. Lui dice, infatti, che nelle precedenti
legislature la Giunta per le elezioni non ha affatto disapplicato la
legge, ma, proprio applicandola e votando no, ha permesso l'elezione
del leader del centrodestra. La ragione, è bene ricordarlo, è
l'individuazione di Fedele Confalonieri quale concessionario per
Mediaset.
Questo cambia le cose, perché fino ad oggi è stato detto che la norma in questione, contenuta nel DPR n. 361/1957, non era mai stata applicata per Berlusconi, cadendo dunque in una sorta di prescrizione di fatto. Al contrario, è grazie appunto al medesimo dettato normativo che egli è stato riconosciuto eleggibile, poiché considerato non titolare della concessione televisiva. La disposizione del 1957 c'è, non è affatto ricoperta di ragnatele ed è nei poteri del Parlamento verificare periodicamente, sulla base di una inchiesta, se un suo membro sia divenuto qualificabile come concessionario nell'intervallo tra una elezione e l'altra. E' così improbabile che nuovi elementi di fatto e di diritto, maturati ad esempio nei processi che vedono Berlusconi regista delle strategie Mediaset, non permettano di affermarne la sua primazia nel gruppo? D'altronde, se un cittadino viene erroneamente giudicato nullatenente dal fisco, quando l'agenzia delle entrate si accorge dello sbaglio, non è che fa finta di nulla perché così è sempre stato.