La
sensibilità ferita di Attila
L'ultima
cosa
che ci si sarebbe aspettati da Matteo Renzi, era sentirgli
chiedere più rispetto ai colleghi di partito. E' come andare in
guerra con la clava e stupirsi se invece che fiori ci tirano le
pietre. Insomma, il suo lamento alla Antoine è piuttosto fuori luogo.
In questi ultimi due anni colui che si è autodefinito rottamatore,
non ha certo brandito il fioretto con i presunti rottamati. Il logo
della prima convention organizzata dalla Fondazione Big Bang alla
stazione Leopolda di Firenze, nel 2011, era un dinosauro in procinto
di essere colpito da un meteorite e sotto la scritta:
“i dinosauri
non si sono estinti da soli”. Chi sono non-fossili da imbalsamare?
Per citare ancora Renzi, il “disastro” Veltroni, il
“vice-disastro” Franceschini, passando per Bindi, D'Alema, ora
Finocchiaro e Marini. Per tutti questi sono state bordate. E' così
strano se, giunti alle strette, si è passati alla logica del pane al
pane e vino al vino? Dispiace soprattutto che ad uscirne con le ossa
rotte sia il PD, costituito solo in minima parte dai
diretti interessati della contesa. Quanti politici nazionali e
locali, attivisti ed elettori stanno soffrendo. Perché, il che vale
come principio generale in politica come nella vita, se il rispetto
dell'esperienza non coincide con la venerazione senza se e senza ma,
cosa che andrebbe ricordata ad una classe dirigente che è stata (e
forse è) troppo sicura del suo ruolo, per rinnovare non
necessariamente si deve fare tabula rasa. Anche perché dove passa
Attila non cresce più l'erba e di un paese ridotto ad un deserto di
macerie, gli italiani, non sanno che farsene.