Non
si abbia paura di ricordare
In
ogni dittatura, nell'operato di ogni despota, si rintracciano
impronte di utilità sociale, ma sono queste appena la marcatura di
uno stivale il cui piede schiaccia con spietatezza la testa dell'uomo
libero. Al primo colpo di vento, sabbia si aggiunge alla sabbia e
l'orma scompare. Ne rimane però il ricordo. Ecco allora che, invece
di aspettare quando la prossima folata ricopra l'ormai scomoda
impronta, conviene altresì farne un indelebile calco, non a
testimonianza di gloria, bensì a monito di sconfitta.
La sconfitta
dell'uomo che, per tornaconto individuale, per un assaggio di
benessere che allevi le ristrettezze di una vita povera ogni giorno
di più, sceglie di chiudere gli occhi o, anzi, li tiene bene aperti,
spalanca la bocca, dispiega il braccio.
In
Italia durante il fascismo non furono però solo dei poveracci e
degli ignoranti le mani che brandirono, le grida che accusarono, gli
occhi che spiarono. Assai più pieni gli stomaci che furono
ricolmati, assai più colte le menti che assecondarono. Sta forse in
questa confusione di volontà ed appetiti, che identici non sono
cessati né con la caduta del regime, né con la liberazione, né con
la democrazia, il verme insidiatosi nella pancia del paese. Un verme
che ancora oggi divora dall'interno la coscienza dell'Italia. Si è
atteso che il vento si levasse e nulla più. Come stupirsi allora
se periodicamente qualcuno rivanga la lieta memoria di fasti
maledetti. Con quali fatti smentirlo, visto che l'impronta è
scomparsa, visto che i cattivi erano altri, parlavano una lingua
straniera, avevano volti e divise che non erano nostri. Visto che noi
italiani siamo... brava gente. Diventino fatti riconosciuti da tutti
le bonifiche, le colonie estive, lo sport sociale, le affermazioni
industriali, i monumenti e le grandi opere. Siano questi messi
accanto alla storia delle violenze, delle privazioni, della
corruzione, dei soprusi e dei abusi. Ci sia ben chiaro allora come i morsi
della fame e le bramosie di potere rendono l'uomo malleabile e
complice anche ai più atroci crimini, in una deriva che ancora oggi
può colpire tutti, senza distinzioni di razza, sesso, istruzione e
ceto.
Allo
stesso tempo, però, sia per noi forza e speranza la consapevolezza
che, anche nei periodi più bui, l'individuo, per quanto piccolo di
fronte al male, ha il potere di rifiutare l'orrendo compromesso,
pagando di persona, piuttosto che arraffare il lembo di carne
lanciatogli come fiero pasto. Tenerne vivo il ricordo è un dovere,
inalienabile.