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L'Opinione di Marco Lombardi

 Non si abbia paura di ricordare

       In ogni dittatura, nell'operato di ogni despota, si rintracciano impronte di utilità sociale, ma sono queste appena la marcatura di uno stivale il cui piede schiaccia con spietatezza la testa dell'uomo libero. Al primo colpo di vento, sabbia si aggiunge alla sabbia e l'orma scompare. Ne rimane però il ricordo. Ecco allora che, invece di aspettare quando la prossima folata ricopra l'ormai scomoda impronta, conviene altresì farne un indelebile calco, non a testimonianza di gloria, bensì a monito di sconfitta.
La sconfitta dell'uomo che, per tornaconto individuale, per un assaggio di benessere che allevi le ristrettezze di una vita povera ogni giorno di più, sceglie di chiudere gli occhi o, anzi, li tiene bene aperti, spalanca la bocca, dispiega il braccio.
      In Italia durante il fascismo non furono però solo dei poveracci e degli ignoranti le mani che brandirono, le grida che accusarono, gli occhi che spiarono. Assai più pieni gli stomaci che furono ricolmati, assai più colte le menti che assecondarono. Sta forse in questa confusione di volontà ed appetiti, che identici non sono cessati né con la caduta del regime, né con la liberazione, né con la democrazia, il verme insidiatosi nella pancia del paese. Un verme che ancora oggi divora dall'interno la coscienza dell'Italia. Si è atteso che il vento si levasse e nulla più. Come stupirsi allora se periodicamente qualcuno rivanga la lieta memoria di fasti maledetti. Con quali fatti smentirlo, visto che l'impronta è scomparsa, visto che i cattivi erano altri, parlavano una lingua straniera, avevano volti e divise che non erano nostri. Visto che noi italiani siamo... brava gente. Diventino fatti riconosciuti da tutti le bonifiche, le colonie estive, lo sport sociale, le affermazioni industriali, i monumenti e le grandi opere. Siano questi messi accanto alla storia delle violenze, delle privazioni, della corruzione, dei soprusi e dei abusi. Ci sia ben chiaro allora come i morsi della fame e le bramosie di potere rendono l'uomo malleabile e complice anche ai più atroci crimini, in una deriva che ancora oggi può colpire tutti, senza distinzioni di razza, sesso, istruzione e ceto.
        Allo stesso tempo, però, sia per noi forza e speranza la consapevolezza che, anche nei periodi più bui, l'individuo, per quanto piccolo di fronte al male, ha il potere di rifiutare l'orrendo compromesso, pagando di persona, piuttosto che arraffare il lembo di carne lanciatogli come fiero pasto. Tenerne vivo il ricordo è un dovere, inalienabile.

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