Un
paese che va contro la sua indole
Approfittando
del primo fine settimana senza pioggia, mi sono goduto un piacevole
pomeriggio nel centro storico della mia città, Firenze. Le strade
erano gremite di persone, i bar piuttosto affollati, ma dai negozi in
pochi uscivano con le borse in mano. Fra questi, la quasi totalità
erano turisti stranieri, attratti dalle bellezze artistiche e
naturali del capoluogo toscano, come d'altronde accade in altri mille
gioielli della nostra penisola. Non è retorica, allora, riaffermare
con forza che l'indole di questo paese non può essere ricondotta
alla logica della finanza d'assalto e delle speculazioni edilizie.
Così come non bisogna mai stancarsi di denunciare lo scandalo di un
paese talmente in sovrabbondanza di bellezze da farle marcire negli
scantinati dei musei, madre dell'opera e del canto e carnefice dei
teatri, che brucia le proprie eccellenze. Uno Stato classificatosi ultimo in Europa in quanto a percentuale della
spesa pubblica destinata alla cultura [dati Eurostat per il 2011,
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-13-009/EN/KS-SF-13-009-EN.PDF].
E' come se stessimo sottoponendo l'Italia ad un lifting
all'incontrario, aggiungendo flaccidità laddove c'è turgore. Solo
dalla bellezza nascerà nuova bellezza, altrimenti i portatori sani
di capitali dall'estero alla fine si stancheranno e resterà solo il
rapace assalto dei fondi sovrani. L'Italia ha ancora il potere di
fare innamorare, ma anche la passione più accesa può spegnersi.