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Firenze non si parla d'altro che del principesco matrimonio che la
figlia di un magnate indiano ha scelto di celebrare e festeggiare nel
capoluogo toscano, tra venerdì e domenica prossimi. Tre giorni in cui i
luoghi più belli della città saranno a disposizione degli sposi e dei
circa novecento invitati, provenienti da tutto il mondo. Otto milioni di
Euro la spesa sostenuta, che prevede, tra l'altro, l'allestimento in
una delle più belle piazze del lungarno di una serra arredata a giardino
d'inverno, adibita al rilassamento dei convenuti.
Attenzione ad
arricciare il naso, perché di questi tempi eventi del genere sono, per
il tessuto economico locale e per l'amministrazione municipale, come il
sole primaverile dopo un inverno piovoso. Questa, per fortuna, è
l'Italia. Un marchio di bellezza, come dimostra il dato sulle entrate
turistiche per l'anno 2012, cresciute del 3% rispetto al 2011 (fonte
Banca d'Italia), nonostante la crisi globale ed infrastrutture per
l'accoglienza spesso tutt'altro che accoglienti. Certo una riflessione a
margine non può mancare e cioè di quanta distanza ci sia nel mondo, tra
una ristrettissima minoranza di multimiliardari ed una larghissima
maggioranza di quasi nullatenenti. Si dirà che così è sempre stato, il
che innegabile. Ma se l'evoluzione della specie umana ha ancora un
senso, non può che trovarlo in un ordinamento sociale, rappresentato in
primo luogo dallo Stato, capace di ridistribuire le ricchezze tra la
collettività. Aggiustare, senza soffocare, le dinamiche del mercato,
favorendo il coninvolgimento attivo del maggior numero di imprese ed
operatori, utilizzando al meglio le entrate da tasse e imposte. Si
tratta di aprire le menti ad un nuovo modo di pensare, cominciando ad
applicarlo nel piccolo, perché poi sia naturale concepirlo oltre ogni
confine geografico. Allora anche le disparità - benché assurde, come
questo faraonico matrimonio - saranno tollerabili e la libertà sarà
finalmente uno stimolo e non un pesante fardello da sopportare.