I sindaci della Basilicata (tra cui il Sindaco di Filiano Giuseppe Nella), con fasce e gonfaloni, rappresentanti dei
sindacati, della Provincia di Potenza, della Regione e cittadini, hanno
sfilato, lungo viale del Basento fino alla sede di Poste Italiane in via
Grippo, per dire no alla ipotesi di riorganizzazione proposta
dall’azienda.
I Primi cittadini hanno detto no alla proposta di Poste Italiane di procedere in Basilicata alla chiusura di 17 uffici, all’apertura a giorni alterni di altri 21, al taglio di 80 zone di recapito, alla chiusura del Centro di Smistamento di Potenza.
"Si tratta –hanno sostenuto- di un’azione che penalizza fortemente i territori sino all’annullamento di servizi fondamentali per le popolazioni in zone spesso prive di alcun altro sportello".
La manifestazione, promossa da Anci Basilicata, si è conclusa con gli interventi dei rappresentanti delle Istituzioni e dei Sindacati dinanzi alla sede di Poste Italiane, interventi nei quali è stato chiesto a Poste Italiane di sospendere ogni decisione in ordine alla organizzazione del servizio nella Regione Basilicata, ed è stato sollecitato un incontro immediato al Presidente Jalongo e all’Ad Sarmi con una rappresentanza di sindaci lucani, peraltro titolati per legge ad offrire una propria proposta di servizio sui territori.
"Sono di fatto compromessi –ha detto il presidente Anci Basilicata, Vito Santarsiero - gli stessi processi di crescita e sviluppo delle nostre aree. Poste Italiane, di proprietà dello Stato e soggetto monopolista, non può venire meno alla sua missione di Ente erogatore di servizi base generalisti e della fondamentale funzione di recapito e rete sportelli. E’ impensabile che l’azienda possa continuare in una programmazione tesa solo a salvaguardare ambiti e settori più redditizi, raggiungere utili da 800 milioni di euro come nel 2011, rinunciando nel contempo a garantire i servizi minimi e i territori più marginali".
I Primi cittadini hanno detto no alla proposta di Poste Italiane di procedere in Basilicata alla chiusura di 17 uffici, all’apertura a giorni alterni di altri 21, al taglio di 80 zone di recapito, alla chiusura del Centro di Smistamento di Potenza.
"Si tratta –hanno sostenuto- di un’azione che penalizza fortemente i territori sino all’annullamento di servizi fondamentali per le popolazioni in zone spesso prive di alcun altro sportello".
La manifestazione, promossa da Anci Basilicata, si è conclusa con gli interventi dei rappresentanti delle Istituzioni e dei Sindacati dinanzi alla sede di Poste Italiane, interventi nei quali è stato chiesto a Poste Italiane di sospendere ogni decisione in ordine alla organizzazione del servizio nella Regione Basilicata, ed è stato sollecitato un incontro immediato al Presidente Jalongo e all’Ad Sarmi con una rappresentanza di sindaci lucani, peraltro titolati per legge ad offrire una propria proposta di servizio sui territori.
"Sono di fatto compromessi –ha detto il presidente Anci Basilicata, Vito Santarsiero - gli stessi processi di crescita e sviluppo delle nostre aree. Poste Italiane, di proprietà dello Stato e soggetto monopolista, non può venire meno alla sua missione di Ente erogatore di servizi base generalisti e della fondamentale funzione di recapito e rete sportelli. E’ impensabile che l’azienda possa continuare in una programmazione tesa solo a salvaguardare ambiti e settori più redditizi, raggiungere utili da 800 milioni di euro come nel 2011, rinunciando nel contempo a garantire i servizi minimi e i territori più marginali".