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Segue articolo "Sanità fa Rima con Criminalità"

Quella ragnatela di faccendieri attorno al governatore Formigoni Nuova inchiesta dei pm: “Soldi per gli appalti” L’indagine 

«Qualche volta sanità fa rima con criminalità, è due terzi del bilancio, è chiaro che lì ci guardano tutti...». A parlare è Costantino Passerino, direttore amministrativo della fondazione Maugeri. La bufera sulla sanità lombarda è solo all’orizzonte: è il 26 agosto del 2011 e alla fiera di Rimini si svolge il Meeting di Comunione e Liberazione. Nella “sala Neri GE Healthcare” si parla di “Federalismo in sanità, risorse umane e finanziarie. Quale futuro?». Tra i relatori, oltre a Passerino - maldestramente profetico, sarà arrestato sette mesi dopo - c’è Sandro De Poli, vice presidente di General Electric Healtcare Europe, la multinazionale della telemedicina che sponsorizza gli incontri. E l’intervento di chiusura è di Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità in Regione, «ben noto al popolo del Meeting», lo presenta il moderatore. Tre relatori destinati a un ruolo da protagonisti negli scandali che stanno portando alla luce la rete di faccendieri che lucra sulla salute, all’ombra del governatore Roberto Formigoni. LA SEGRETARIA DI FORMIGONI L’incontro è citato nell’informativa del Nucleo speciale di polizia valutaria di Milano, depositata da pochi giorni nell’inchiesta per turbativa d’asta sulle sperimentazioni cliniche in Lombardia. Bandi di gara cuciti su misura, secondo i pm, di alcune aziende come General Electric, Telecom, Assomed e Beta80 group. Anche in questo filone, come per la Maugeri, sembra delinearsi un sistema che fa capo a Formigoni. In questo fascicolo il presidente della Regione non è indagato. Ma troppe volte il suo nome compare negli atti d’indagine. In un'intercettazione ambientale, per esempio, G.B., un ex dirigente d’azienda insignito del titolo di commendatore, indagato perché ritenuto il facilitatore retribuito dalle aziende per i suoi rapporti con Lucchina, riferisce che «Gianna» - secondo la Finanza «la responsabile della segreteria di Formigoni presso la sede romana Regione Lombardia» «chiede ancora 500 euro al mese a Piccini». Il riferimento è a Pio Piccini, imprenditore già coinvolto in altre indagini giudiziarie che in quest’inchiesta viene descritto come imprenditore escluso dagli affari in cerca di recupero. «50MILA EURO AL GOVERNATORE» Il commendatore, secondo quanto si legge negli atti consegnati al procuratore aggiunto Francesco Greco e al pm Carlo Nocerino, si sarebbe attivato per “recuperare” Piccini (del quale è consulente, retribuito, secondo la Gdf, con 200mila euro) parlandone con Paolo Alli, sottosegretario di Formigoni. Il quale gli avrebbe confidato che Piccini «deve a Formigoni 50mila euro e quindi ci sarebbe stata la necessità di farlo partecipare al progetto per evitare il fallimento del medesimo». Bisogna tenersi buono Piccini anche «per evitare che rendesse dichiarazioni scomode all’autorità giudiziaria ». RISPUNTA DE PETRO E come si fa a farlo rientrare nei giochi? Agganciando la sua società a un’altra, la Beta 80 group, presieduta da Alfredo Lovati. Lovati, indagato, è nell’orbita della Compagnia delle Opere. Formigoni nel 1999 lo volle nel cda di una società del sistema Fiera. Ma secondo quel che G.B. si lascia sfuggire nelle conversazioni captate dalle cimici, sarebbe lo stesso Formigoni a insistere, facendolo chiamare dal suo segretario, Mario Villa, per «rimettere in pista» Piccini. Il manager in pensione si spinge in una ricostruzione cattivissima: «Io so qual è il problema, gli ha dato soldi, ha dato 250mila euro a Mazarino De Petro». Ovvero, a Marco Mazarino De Petro, il collaboratore di Formigoni condannato e poi prescritto nell’inchiesta Oil for food. Ma G.B. non è l’unico a parlare di un interessamento del Celeste. Anche Pasquale Cannatelli, ciellino e numero uno dell’ospedale Niguarda, in un altro passaggio si sarebbe lamentato di «aver subito pressioni di Formigoni e da esponenti della General Electric». IL RUOLO DI LUCCHINA Attivissimo, nelle relazioni con i lobbisti dell’hi-tech sanitario, è Lucchina, indagato anche nell’inchiesta Maugeri. Il direttore generale incontra i portavoce degli interessi delle aziende interessate alle sperimentazioni - spacciate come progetti voluti dalla Regione - per venti volte. Il primo incontro risale al l2 novembre del 2010, l’ultimo, al 27 febbraio 2012. In uno di questi abboccamenti un faccendiere, M.B., parla chiaramente di «cifre da stanziare». Il tutto, annotano i finanzieri, adottando «cautele mirate a evitare che le turbative potessero essere scoperte»: una delle espressioni registrate è «non lasciare nulla di cartaceo». Lucchina, secondo G.B., «fa gli interessi di Cl». L’altro faccendiere, M.B., in un’altra intercettazione si rallegra: «Questo progetto l'ha benedetto Lucchina », dice. E spiega il trucco: «In un primo momento (la nostra società, ndr), risultavamo. In un secondo momento, no. Perché così risulta più semplice alla Regione approvare il progetto e dire 'Sì, proseguite'». Il numero uno della Sanità lombarda non sarebbe stato impermeabile ai regali. E si sarebbe lasciato sfuggire il «desiderio di avere un cellulare diverso da quello regalatogli da un dirigente Telecom», scrivono i finanzieri, sicuri che il via libera alle sperimentazioni sia arrivato dall’alto: «L'illecito iter di realizzazione del progetto “Home Care” ha avuto un determinante impulso dopo la nomina dei nuovi direttori generali, nel dicembre 2010...» (La Repubblica 19 Luglio 2012)

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