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Segue articolo "Lascia tutto per la Montagna"

Lascia tutto per la montagna Trovato morto dopo 9 anni 

 Il suo corpo è stato visto da due operai che ripulivano un rudere abbandonato I resti di un giovane pugliese rinvenuti in una baita in Val d’Aosta MEDITAVA IN SOLITUDINE Il ragazzo era stato notato più volte: girava per le valli leggendo la Bibbia Soffriva di cuore Tra le cose ritrovate nella baita diroccata anche un referto medico che descriveva i problemi cardiaci del ragazzo Into the wild La vicenda è identica a quella di Christopher McCandless Amava tradurre i pensieri e le riflessioni in una pioggia di appunti e preghiere che lo accompagnavano nei suoi viaggi un po’ mistici, da un luogo religioso all’altro: chiesette, cappelle, santuari. La sua casa era una tenda, il letto un sacco a pelo e il resto dell’arredamento era affidato alla natura in cui amava immergersi in totale solitudine. Andrea Giardino, un giovane originario di Lucera (Foggia), nel 2002 all’età di 27 anni scelse di incamminarsi nel mondo portandosi dietro la Bibbia e uno zaino, molto tempo prima che il film «Into the wild» facesse il giro del pianeta raccontando l’affascinante e tragica scelta di Christopher Mc- Candless, studente-modello della West Virginia che abbandonò tutto e tutti per intraprendere un lungo viaggio alla ricerca del Grande Nord e delle terre selvagge, finendo per morire nelle lande desolate e gelide dell’Alaska. Andrea ha scritto la parola «fine » della sua introversa esistenza nello stesso modo, i suoi resti (e la sua tenda) li hanno trovati ierimattina due uomini che stavano ripulendo dalle erbacce una baita diroccata e sperduta sullemontagne della Bassa Valle d’Aosta, a due passi dal Piemonte. Il ragazzo pugliese si era inerpicato fino a Oley, una riserva naturale a monte di Pont-Saint- Martin, a circa novecento metri di quota, immersa nel nulla, solo prati e boschi e uno stagno dove si riproduce il tritone, un piccolo anfibio. Andrea aveva trovato riparo nella baita semidistrutta e nascosta, forse durante un temporale perché la sua tenda canadese azzurra è stata trovata all’interno del rudere, insieme con il sacco a pelo, lo zaino, una giacca e i suoi amati biglietti con pensieri e preghiere. Sul muro che il tempo ha scrostato, aveva affisso un’immagine di Gesù. L’ultimo capitolo della vita di Andrea l’hanno scritto verso mezzogiorno di ieri Piero Roveyaz e Roberto Sandretto, entrambi di Pont- Saint-Martin, saliti fin lassù a Oley per ripulire dalle erbacce proprio lo spiazzo attorno a quella baita diroccata. Erano lì per fare un favore alla proprietaria della costruzione. Impossibile raggiungere il rudere, era completamente avvolto dalle sterpaglie. Una volta completata l’opera, Piero Roveyaz ha visto spuntare due taniche di plastica dall’ingresso della baita. Incuriosito, si è avvicinato e, all’interno dell’anfratto, ha trovato le ossa. Sul posto sono arrivati poco dopo anche i carabinieri, i resti del ragazzo sono stati recuperati e trasferiti in camera mortuaria per le analisi. Forse verrà fatto anche il test del Dna, ma ci sono ben pochi dubbi sull’identità di quello scheletro. Carabinieri, forestalima anche la gente della zona si ricorda di quel ragazzo che, nei primi mesi del 2002, gironzolava in Bassa Valle d’Aosta all’imbocco della vallata di Gressoney. Scriveva di continuo, e alla sera montava la tenda dove capitava. Aveva la Bibbia, la sua penna e il taccuino, e questo gli bastava. La gente lo osservata un po’ incuriosita, ma nulla di più. Andrea non infastidiva nessuno, si sentiva un uomo libero e viveva come tale, a volte anche troppo. Nell’ultimo periodo scelse l’oasi naturale di Oley per bivaccare e in un’occasione lo fermarono proprio i Forestali, invitandolo a non montare la tenda canadese in quella zona «perché è un’area protetta, non si può campeggiare». Lui si spostò senza batter ciglio, ma nessuno vide in quale direzione. Un bel giorno sparì dalla circolazione, ci furono un po’ di ricerche ma di quello strano ragazzo arrivato dal Sud nessuno trovò traccia. E dopo qualche tempo, anche le ricerche cessarono. Andrea era a pochi metri da dove l’avevano visto l’ultima volta, lo stagno di Oley. Tra i fogli trovati ieri mattina in quel rudere c’è anche un referto medico, parla di problemi cardiaci del ragazzo. La fine, per Andrea, è arrivata in totale solitudine. E nessuno, negli ultimi nove anni, ha mai messo piede in quella baita diroccata, fino a ieri mattina quando un raggio di sole ha fatto capolino tra la vegetazione, illuminando un corpo consumato dal tempo e dalla solitudine. (la Stampa 26 Gennaio 2011)

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