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MATURITA' 2012 - NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

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Prodi devolveva. Cossiga rimandava indietro. Berlusconi amava farli  

Leggenda vuole, narrano nel Palazzo, che il più severo di tutti fosse Francesco Cossiga. Il quale rimandava indietro tutti i regali ricevuti a qualsiasi titolo affidando la pratica a due carabinieri; che suonavano i campanelli e aspettavano sull’uscio finché non erano in grado di ripartire con in tasca una ricevuta di avvenuta restituzione da protocollare scrupolosamente. Il più bizzarro dei regali, a pari merito con il Winchester istoriato di diamanti e zaffiri donato a Prodi dal re saudita, è quello recapitato al suo braccio destro, Arturo Parisi, come ministro della Difesa: una pistola d’oro massiccio, «donatami da un paese arabo, non ricordo più quale». Revolver perfettamente funzionante con relativa confezione di proiettili «ma quelli non erano d’oro», spedito allo spolettificio di Orvieto per renderlo innocuo, insomma per disarmarlo. Per poi essere lasciato come cadeau «museale» al collegio militare di provenienza del ministro, la Nunziatella. E sentendo i racconti di chi a Palazzo Chigi ha vissuto qualche anno, si capisce che non è infrequente che ad un premier in carica arrivino manufatti di valore ben superiore di 150 euro. E che la tradizione ormai in voga sia l’asta di beneficenza o la gentile concessione al Palazzo per destinare agli arredi statue, quadri e oggettistica di vario genere. Ma la delibera con cui Monti chiede di restituire i doni oltre questo valore, che recepisce il codice etico in vigore all’Economia dai tempi di Tremonti, ha messo in subbuglio i ministri. Che si sentono investiti dell’onere di non esser da meno, pur non essendo destinatari della missiva, diretta a tutti i gradi della Presidenza del Consiglio e del ministero di via XX Settembre. Per distrarsi dagli improperi che gli riservava la Lega, reo di aver posto la fiducia sul decreto per le carceri, ieri il ministro Giarda ne discuteva amabilmente in aula con la collega Severino. Chiedendole consiglio, tra il serio e il faceto, su come regolarsi con una confezione di quattro bottiglie di vino arrivata per Natale. E dato che anche la Severino si poneva lo stesso interrogativo per un vaso da tavolo, la conclusione pare sia stata che ora la scocciatura sarà far valutare volta per volta il costo effettivo di qualsiasi omaggio. Ma nessuno dei ministri tecnici si può ormai tirare indietro, se così si deve fare si farà. «Possono istituire un’authority per la valutazione dei regali alla pubblica amministrazione», provoca Guido Crosetto, ex sottosegretario alla Difesa. Che per definire il tenore dei regali di solito in arrivo nei ministeri, va sul piemontese «ciapa-puer, acchiappapolvere diciamo noi, perché son quasi sempre cornici, soprammobili, portaceneri vari...». Ma uno che a Palazzo Chigi ha diretto il dipartimento economia dal 2006 al 2008, cioè Francesco Boccia, ammette che esiste un magazzino dove vengono accatastati tutti i regali e sfotte anche lui il governo: «Monti faccia come Prodi che devolveva tutto allo Stato: quadri, statue, oggetti di antiquariato donati a Palazzo Chigi». Insomma, il senso è: perché accettare i regali sotto i 150 euro? Prodi, che aveva diramato una circolare per imporre ai ministri di conferire a Palazzo Chigi i regali sopra i 300 euro, dopo la sua esperienza di governo nel 2008, fece battere all’asta la collezione i doni ricevuti dal munifico re saudita. Che al famoso Winchester, pare avesse sommato pure la scultura di un palmeto in argento dorato e gioielli vari di notevole valore, tutti messi all’incanto a beneficio dell’associazione Libera di Don Ciotti, la Casa Santa Chiara di Bologna e Medici con l’Africa. Della pirotecnica era Berlusconi si ricordano i due cammelli regalati da Gheddafi, che fu prodigo di altri pensierini: un fucile, l’ultimo appartenuto ai soldati italiani ritrovato in Libia; varie camicie e una parure di capi d’abbigliamento arabi. Nel suo viaggio ad Astana, il Cavaliere ha ricevuto dal presidente kazako una scimitarra; un emiro gli ha poi regalato un mitra incastonato d’oro; il Papa un rosario per mamma Rosa e delle monete del Pontificato. Raccontano i suoi che i regali più sontuosi era Silvio a farli, mettendo in imbarazzo gli altri, come nel caso degli orologi ai coniugi Blair, rivenduti appena tornati in patria. Ma tra i doni non rimasti in dotazione a Palazzo Chigi, dopo la sua ultima uscita di scena, leggenda vuole che vi siano la famosa scimitarra e un vaso Ming omaggio di una delegazione di cinesi. (La Stampa 10 Febbraio 2012)

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