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VITO REALE

Alla fine del 1943 fu sindaco di Potenza e deputato nella XV e XVI Legislatura.
                           
Vito Reale (Viggiano il 23 dicembre 1883 -28 aprile 1953), avvocato, fu eletto deputato nel collegio di Potenza nella XV e XVI Legislatura. Dopo una militanza nel Partito Socialista Riformista si avvicinò a Nitti. Fu anche consigliere provinciale e presidente del Consorzio Agrario di Potenza. Alla fine del 1943 gli Alleati lo vollero Sindaco di Potenza per garantire un passaggio indolore dal fascismo al postfascismo.
Nel novembre di quello stesso anno entrò come Sottosegretario agli Interni nel II Governo Badoglio e nel febbraio dell’anno successivo venne nominato Ministro dell’Interno. Nel 1946 entrò alla Costituente dopo la rinuncia di Nitti che aveva optato per il collegio di Napoli. Numerose sono le interrogazioni da lui presentate in Assemblea Costituente su vari problemi interessanti la Basilicata. Così, nella seduta del 12 aprile 1947, il Ministro dei Trasporti risponde ad una sua richiesta “per sapere se la linea ferroviaria Battipaglia-Potenza-Taranto si svolga in Italia o su terreno coloniale; se e per quali ragioni in questi treni non sia possibile trovare vetture per viaggiatori; se e per quali ragioni su queste linee non sia possibile l’istituzione di littorine che congiungano i numerosi ed importanti centri a sud-est di Battipaglia con i treni veloci e comodi che uniscono Napoli e Roma con le Calabrie e la Sicilia, mentre ciò è possibile per tutte le altre regioni d’Italia”. Nuova interrogazione, questa volta al Ministro dei Lavori Pubblici, il 16 giugno, per sapere con quale programma e con quali direttive si intende svolgere la politica dei lavori pubblici nel Mezzogiorno e specialmente in Basilicata; se non sia opportuno ascoltare i rappresentanti politici lucani. Critiche vengono da lui rivolte al tentativo di abolire, “arbitrariamente senza ricorrere ad una legge”, i Provveditorati alle OO.PP. Ipotizza, poi, una violazione delle graduatorie di utilità e di produttività dei lavori per favorire interessi di parte comunista. Un’altra sua interrogazione, discussa il 31 luglio, verte sulla difficile situazione dell’Ospedale San Carlo di Potenza. I fatti erano questi: era avvenuto un suicidio di un impiegato che aveva messo in evidenza tutta una serie di irregolarità, il direttore amministrativo era stato arrestato per ammanchi e il Presidente del Consiglio d’Amministrazione era stato rimosso. Per quanto riguarda i lavori della Costituente per la carta Costituzionale, vari sono i suoi interventi in Aula, dopo essere stato l’unico dei lucani ad aver partecipato alla prima Sottocommissione sui diritti e doveri dei cittadini. L’8 ottobre interviene sull’elezione del Senato in appoggio dell’ordine del giorno, proposto da Nitti, sulle elezioni col sistema del collegio uninominale. Nella stessa seduta prende posizione contro l’ipotesi dell’elezione di 1/3 dei Senatori da parte dei Consigli Regionali, puntualizzando che il principio era stato già bocciato due volte e non è possibile rimetterlo in votazione. Lo stesso vale – continua – per la parte che stabilisce l’elezione a suffragio universale diretto per gli altri 2/3. La soluzione, secondo lui, è nella formula proposta da Nitti: “Il Senato sarà eletto con suffragio universale e diretto, con il sistema del collegio uninominale”. Il 16 dicembre interviene sulle incompatibilità parlamentari, specificatamente sulle concessioni di beni demaniali. Egli non fa mai mancare il suo contributo in aula sui principali punti in discussione. Così, attraverso una nuova formulazione del testo concordata con Leone, Conti, Perassi, Bettiol e Fabbri, si adopera per lasciare sussistere le giurisdizioni speciali del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti e dei Tribunali militari. Approvata la Costituzione, gli interventi di Vito Reale si concentrano sull’attività ordinaria dell’Assemblea. Il 13 gennaio 1948 presenta, infatti, una interrogazione al Ministro dell’Agricoltura per sapere le ragioni del mancato funzionamento dell’Ente per l’irrigazione di Puglia e Basilicata, perché non sia stato nominato ancora il Presidente, quando si preveda la formazione del Consiglio d’Amministrazione. Dopo la chiusura dei lavori dell’Assemblea Costituente venne data risposta ad una sua interrogazione al Ministro dei Lavori Pubblici nella quale si chiedeva quali fondi si volessero destinare alla Basilicata “in relazione ai gravi danni di questa vasta regione”. Molti lavori iniziati – aveva puntualizzato il deputato lucano – erano rimasti incompiuti per mancanza di fondi, minacciando di andare in rovina, con grave danno dell’Erario e dei Comuni interessati. Molti Comuni erano ancora privi di edifici scolastici, urbani e rurali, di strade rurali e di altre importanti opere.

 Michele Strazza

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