L’insigne giurista ed avvocato Pasquale Grippo nacque da umili genitori a Potenza il 12 settembre 1845. Laureatosi in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli a soli 17 anni, iniziò ben presto la professione forense, ricoprendo per un decennio ininterrotto e senza alcun emolumento l’incarico di avvocato dei poveri davanti il Supremo Collegio di Napoli.
Iscritto nell’Albo dei Procuratori di Napoli il 27aprile 1867 e in quello degli avvocati nel luglio 1874, fu più volte membro del Consiglio di Disciplina dei Procuratori (1879-1885) nonché del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli di cui fu quattro volte Presidente, dal 1921 al 1926, quando presiedette l’ultimo Consiglio di nomina elettiva. Fece anche parte della commissione che nel 1879 redasse le “Osservazioni” del Consiglio di Disciplina dei Procuratori napoletani inviate alla Camera e al Senato contro la proposta di legge sull’abolizione delle Cassazioni regionali. Libero docente di Diritto Costituzionale, insegnò poi diritto penale all’Università di Bologna e diritto costituzionale all’Università di Napoli. Abbandonò la carriera accademica per dedicarsi a quella politica e forense. Dopo l’abolizione delle Cassazioni regionali smise di occuparsi di Diritto Penale, preferendo la materia civile dove divenne uno dei più grandi cassazionisti d’Italia. Scrive di lui il Cilibrizzi: “In tutte le cause – anche in quelle più ardue e complesse – egli vedeva subito, col suo acutissimo ingegno, i punti che potevano costituire una valida base di attacco o di difesa. E alla profondità della sua dottrina giuridica, Grippo accoppiava un’oratoria semplice, chiara, precisa ed eccezionalmente sobria”. Alla sua scuola di giurista ed avvocato si formò anche un altro grande giureconsulto lucano: Vincenzo Janfolla. Svolse una intensa attività politica. Consigliere e Assessore del Comune di Napoli, nel 1884 fu eletto consigliere provinciale per il mandamento di Potenza ricoprendo la carica di Presidente del Consiglio Provinciale di Basilicata. Nello stesso periodo fu anche rappresentante della Provincia nel Consiglio Generale del Banco di Napoli. Nel 1890 venne eletto deputato nel primo collegio di Potenza (nel 1886 era rimasto soccombente per pochi voti contro Giuseppe Plastino di Rionero). Per qualche legislatura rappresentò il collegio di Muro Lucano ma, dopo la morte di Ascanio Branca, ritornò ad essere il deputato di Potenza. Rimase alla Camera dal 1890 al 1919, dalla XVII alla XXIV Legislatura, militando nel centro destra e ricoprendo nel 1913 anche l’incarico di Vice Presidente dell’assemblea. Fece parte di importanti commissioni parlamentari: la Commissione per la Riforma del Diritto Privato, la Commissione per la Riforma della Legislazione Marittima, la Commissione per la Riforma del Codice di Procedura Penale, la Commissione per l’esame del progetto del suffragio universale. Componente del Contenzioso diplomatico presso il Ministero degli Affari Esteri e della Commissione per la statistica giudiziaria e notarile, fu due volte relatore del Bilancio di Grazia e Giustizia e tre volte di quello degli esteri. Membro della Giunta del Bilancio, fece parte più volte della “Commissione dei cinque” designata dai deputati. Fu anche relatore, nel 1899, delle leggi liberticide presentate dal governo Pelloux. Nel novembre del 1914 fu Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Salandra. Il 6 ottobre 1919 venne nominato senatore. Morì a Napoli il 16 novembre 1933. Delle sue numerose pubblicazioni si ricordano: “Della ferita o percossa volontaria che produce la morte” (Bologna 1870), “Di alcune questioni in materie d’estradizioni” (Napoli 1877), “Osservazioni critiche sull’art.43 della Legge di ordinamento dei giurati” (Napoli 1877), “La polizia internazionale: rapporto sul tema 5° della Sez. 3° del Congresso internazionale penitenziario di Stoccolma” (Roma 1878), “La revisione dei giudicati penali” (Napoli 1878), “Connessità di diritto e connessità di procedura in diritto penale” (Trani 1879), “La formulazione e notificazione dell’accusa e loro effetti” (Napoli 1879), “I reati di guerra civile, strage, devastazione e saccheggio” (Napoli 1881), “Riforme urgenti in materie di cittadinanza e naturalizzazione” (Napoli 1897). Collaborò a varie riviste giuridiche come la Gazzetta dei Tribunali e Il Filangieri. Sul Foro Penale nel 1891 pubblicò Dell’applicazione della legge penale più mite in sede di Cassazione mentre sul parigino Jurnal de Droit International privé scrisse “Un cas de bigamie”. Si ricorda anche la sua relazione “Riforme urgenti in materia di cittadinanza e di naturalizzazione”, tenuta al IV Congresso Giuridico Nazionale di Napoli nel 1897. Il suo testo “Il potere giudiziario in rapporto alla costituzione dello stato” (Napoli 1881) meritò il premio dell’Accademia Napoletana delle scienze politiche e morali. Nel libro, dopo aver rilevato il concetto e la funzione del potere giudiziario, ne studiò le relazioni con la Corona, con il Parlamento, con il potere esecutivo e amministrativo, indagandone le condizioni costituzionali di organizzazione e di svolgimento e occupandosi, infine, delle giurisdizioni speciali. Nel 1963 a Castelcapuano, sede storica del tribunale napoletano, gli venne dedicato un busto tra quelli dei grandi avvocati e giureconsulti del foro partenopeo.
Michele Strazza