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L’ORTOPEDICO DI RIPACANDIDA

Leopoldo Chiari fu universalmente salutato come “Il principe dei chirurghi”
E’stato insigne professore alla Regia Università di Napoli

Fra le personalità più insigne di Ripacandida, un posto di particolare importanza lo riveste  Leopoldo Chiari, eminente figura della Medicina e uno dei figli più illustri della Basilicata, nato a Ripacandida il 30 ottobre 1790, dall’avv. Nicola e da Teodora Lioy.
Avviato, da piccolo, alla vita religiosa nel seminario di Melfi, dimostrò subito grande predisposizione per gli studi classici, le lingue moderne, la matematica e la fisica.
Poi si sentì attratto dalla Medicina e, in particolare, dall’Anatomia. A 22 anni, nel 1812, nonostante i suoi genitori fossero contrari, lasciò gli abiti religiosi e, con pochissimi ducati in tasca, si trasferì a Napoli, per intraprendere gli Studi di Medicina nel celebre Collegio Medico Chirurgico Cerusico fondato da Monsignor Scotti, eminente cultore di varie discipline e autore del famoso “Galateo Medico”.
Notevoli furono i progressi conseguiti dal giovane Leopoldo, soprattutto nel campo dell’Anatomia Umana, osservando gli organi nella singola struttura e funzione e nei reciproci supporti topografici e funzionali, in modo da trovare stabili leggi e metodi di chirurgia. In breve tempo, divenne un’autorità in campo medico, ponendo particolare attenzione ad una metodica razionale, sia diagnostica sia chirurgica.
Appena trentenne, fu chiamato alla Cattedra di Chirurgia Teoretica e, poi, a quella di Ostetricia, dell’Ateneo napoletano. Rese grandi servigi alla clinica chirurgica e fu Direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica, fondato da Angelo Boccanera negli Ospedali degli “Incurabili”. Assai interessanti furono le sue relazioni a vari congressi, in cui riferì su alcuni strumenti chirurgici di sua invenzione. Per primo introdusse l’uso del goergeret con il relativo metodo bilaterale nella litotomia, adatto nei grandi calcoli ( questo taglio fu adottato subito da Dupuytren, illustre chirurgo francese, a lui contemporaneo, che lo sostituì alle trasversali). Fu, inoltre, inventore di alcuni strumenti chirurgici di notevole efficacia, fra cui la ciappetta per la legatura delle arterie negli aneurismi, nella quale, per dirlo con le parole del suo discepolo, il Coluzzi, vi è “ facilità di applicazione, facilità di rimozione e permanenza di riserva, senza alcun danno veruno”; la macchia a piano inclinato per la frattura del femore con la vite che può graduare l’allungamento; l’utilissimo apparecchio per la frattura della clavicola, la piastrina, ed altri ancora. Un notevole contributo, dunque, al miglioramento delle tecniche, anche strumentali, nell’arte medico-chirurgica, che lo fece molto apprezzare, all’epoca, portando la fama del nostro illustre chirurgo oltre i confini nazionali.
Quando la gestante Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando II, era in preda a tali atroci dolori, che scienziati dell’epoca erano convinti della sua ineluttabile fine, il Re si vide costretto a consultare il prof. Chiari, il quale, ”dimentico dei non pochi torti ricevuti dal Sovrano”, si recò a Corte e fece superare all’augusta regina il momento critico della gravidanza. Il Re, allora, si mostrò particolarmente generoso nei confronti dell’illustre medico, anche se, poi, purtroppo, la Regina morì durante il parto.
Leopoldo Chiari morì all’età di 59 anni, da tutti sinceramente compianto sia come cittadino esemplare e filantropo dal cuore pulsante per le sofferenze degli uomini e sia come clinico che riuniva in sé la scienza e l’arte del chirurgo e dell’ostetrico.
Ripacandida, paese natale di Leopoldo Chiari, volle ricordare il suo illustre concittadino con una lapide sulla facciata del Palazzo Ducale passato alla famiglia Chiari, con queste parole dettate dal senatore Giustino Fortunato: Perché sia perenne / il Ricordo / di / LEOPOLDO CHIARI / onore e gloria / della Scuola Medica – Cerusica / NAPOLETANA / Qui nato il 13 Ottobre 1790 / Morto in Napoli il 18 febbraio 1849 / Leopoldo Chiari fu Arcangelo / Anno 1928 –VI / G.F.


Michele Traficante

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