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CAROLINA RISPOLI, ROMANZIERA DI SUCCESSO

Nata a Melfi nel 1893 nel 1922 sposò lo storico rionerese Raffaele Ciasca
 
Venti anni fa, il 28 novembre 1991, assistita amorevolmente dalla figlia Amalia, moriva a Roma Carolina Rispoli quasi centenaria.
Carolina Rispoli è, senza dubbio,  una delle rare voci femminili della letteratura lucana. Pur essendo dotata nella poesia ella rinunziò al verso per fare la scelta della prosa. E fu romanziera di successo occupando un posto di rilievo nella letteratura del ’900.

Carolina Rispoli, nata a Melfi il 9 maggio 1893 da Eugenio e Amalia Mancini, rivelò subito grande intelligenza e talento di scrittura. Nel 1911, quando aveva appena 17 anni, pubblicò sulla rivista "Vita femminile italiana", con lo pseudonimo di Aurora Fiore, una lunga novella, ambientata a Melfi, dal titolo " Lotta elettorale". Ebbe notevole successo, tanto che Sofia Bisi Albini, nel presentarla ai lettori, la paragonò a Grazia Deledda.
Nel 1916, a soli 23 anni, diede alle stampe "Ragazze da marito". Un affresco della condizione femminile meridionale tempo. Si tratta di  un lungo romanzo in cui narra la storia di cinque sorelle melfitane: Emilia, Elena, Margherita, Elvira e Amalia, figlie dell’ avvocato Forgiele il quale, per le limitate possibilità economiche, poteva consentire solo al figlio maschio, Ciccillo, di studiare e frequentare l'Università. Le cinque sorelle erano destinate, quindi, a condurre vita ritirata in casa, dedicarsi al ricamo nell’attesa di un marito, non importava se bello o brutto, giovane o vecchio, purché in grado di assicurare loro un minimo di sicurezza e di benessere. " La donna meridionale - scriveva in tale romanzo la Rispoli - è abituata da secoli ad amare solamente, a soffrire senza ribellione la signoria e la volontà del marito. Nessuno ha educato e sviluppato in lei le sue qualità individuali, il diritto e la forza di ribellione". Un romanzo di grande impegno, dunque, di notevole respiro ed interesse, largamente elogiato dalla solita Sofia Bisi Albini e che ebbe meritati riconoscimenti da parte della stampa dell’epoca.
Nel 1923 pubblicò " Il nostro destino", anch'esso ambientato a Melfi e anch'esso dedicato alla condizione della donna meridionale. " Ma la trama del romanzo - come scrisse Sergio De Pilato - è per dir così come il pretesto per pagine assai interessanti di vita provinciale, per descrizioni assai vive di scene e di personaggi, per numerose e svariate figure e macchiette".
Nel frattempo ( il 26 aprile 1922) Carolina Rispoli si era sposata con Raffaele Ciasca di Rionero in Vulture ( 1888-1975 ), storico, economista, professore universitario e senatore della Repubblica (1948-1958) per il collegio di Melfi, che certamente la incoraggiò nella sua attività di scrittrice.
Così, nel 1926, fu pubblicato il terzo romanzo: "Il tronco e l'edera" la cui vicenda si svolge in gran parte a Firenze, anche se il protagonista, il capitano Alessandro Ruvo, parte da Melfi e qui, dopo lunghe peripezie, ritorna per trovare l'amore vero e la serenità.
Così, in una lettera dell’11 ottobre 1926, l’anziano Giustino Fortunato ( 1848-1932) scriveva, fra l’altro, alla giovane scrittrice meflitana la quale aveva inviato all’illustre senatore, il romanzo “Il tronco e l’edera”:



“Dunque, m’è costato leggere l’elegante volume, ognora ammirando, sì ammirando la scrittrice, sotto tanti aspetti originale e vivida di chiarezza e di naturalezza”.
Nel 1933 uscì il romanzo "La terra degli asfelidi" ( la Sardegna ) in cui esalta la vita di provincia. Ancora nel 1938 pubblicò " La torre che non crolla", dedicato al nonno e al padre, entrambi sepolti nel cimitero di Melfi ( “Uniti come furono nella vita –scrisse nella dedica – come prego siano nell’eterna pace, così voglio, nella prima di questo libro, un fiore di gratitudine, di ricordo della loro vita di lavoro e di sacrificio”). La torre è chiaro riferimento alla torre
di Roberto il Guiscardo, a Melfi, rimasto in piedi dopo il violento terremoto del 1930 ( e anche di quello del 1980). Nei due romanzi, come scrisse Tito Spinelli, restano "immutati i contrassegni ideologici nei rapporti di classe, la provincia come fondamento morale, con la sua saggezza e la sua forza, elementi tutti riconducibili alle radici e alle motivazioni di una civiltà, con la quale la scrittrice è pienamente consentanea".
Successivamente Carolina Rispoli non scrisse più romanzi ma solo tre saggi: "Gerardiello", 1946 ( racconta la leggenda di san Gerardo Maiella), " Uomini oscuri del Mezzogiorno nel Risorgimento", e "La giovinezza di Raffaele Ciasca tra Giustino Fortunato e Gaetano Salvemini", nel 1977.
Quasi mezzo secolo di intensa attività culturale, dunque, che fa di Carolina Rispoli una delle voci femminili più interessanti nella letteratura lucana e, forse, nazionale.
Carolina Rispoli, morta a Roma il 28 novembre 1991, all'età di 98 anni, è stata sepolta, per sua espressa volontà, nel cimitero del suo paese natale, nella tomba di famiglia ove riposano il nonno e il padre, oltre che il marito sen. Raffaele Ciasca ed il figlio Eugenio Antonio  nato a Melfi il 2 febbraio 1931 e morto pure  a Melfi il 3 dicembre 1996. 
Ad oggi, purtroppo,  quasi nessuno si è ricordata di lei e dei suoi meriti letterari."Non è uscita tuttavia dall'oscurità - ha scritto, fra l'altro, il materano Giovanni Caserta, nel gennaio 1992 dopo aver appreso la morte di Carolina Rispoli, e che della scrittrice melfitana ha tracciato un interessante profilo nel volume "Storia della letteratura lucana" - Edizioni Osanna, Venosa, 1993 -; anzi, se da viva fu scrittrice oscura nel panorama della letteratura nazionale, dove pure meriterebbe un posto, almeno come esponente della letteratura femminile del Novecento, oggi sembra oscura anche nel suo paese, dove non una menzione, non una celebrazione è stata organizzata".
Salvo la lodevole e meritoria opera del collega giornalista Franco Cacciatore che ha fatto, qualche anno fa sulla stampa, ampia ed interessante biografia della sua illustre concittadina.
In effetti, Melfi, pur così orgogliosa del suo glorioso passato " remoto ( i concilii papali, Federico II ecc.), non sembra avere altrettanta sensibilità per il suo passato "prossimo" dal quale pure tanto lustro riceve dai suoi non pochi figli illustri. A onor del vero, bisogna riconoscere che l’Amministrazione comunale di Melfi, negli ultimi tempi, ha intitolato a Carolina Rispoli la biblioteca comunale. Però si potrebbe fare di più.
E' auspicabile una ripubblicazione delle opere più significative della Rispoli, oggi pressoché introvabili, che vanno ben oltre i limiti di una narrativa regionale. I suoi romanzi, infatti, s’inseriscono in problematiche, ancora oggi non del tutto risolte, delle condizioni della donna meridionale alla ricerca di una giusta collocazione nella vita sociale.


Michele Traficante

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