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UN RICORDO DI GIULIANA BRESCIA, LA SAFFO DI RIONERO

Versi di leopardiana amarezza nella poetessa rionerese

Nel 1968 Tommaso Fiore, a cui lo scrittore rionerese Vincenzo Buccino aveva presentato la giovane Giuliana, rimase fortemente impressionato dalle liriche della poetessa rionerese per l’alto pathos in esse espresse. In una lunga recensione su un quotidiano barese, dal titolo “La piccola Saffo di Basilicata”, dove l’illustre filologo e umanista don Tommaso così si espresse indicando una fotografia di Giuliana, “ Dalla testa pensosa della Saffo, dalle trecce d’oro, come quelle di Madonna Lisa “all’aura sparse “, è evidente che la fanciulla soave è lacerata da un dolore segreto”.
In effetti i versi di Giuliana per la maggior parte, sono traboccanti di malinconia, di quella “leopardiana amaritudine”, come ebbe a definire le poesia della figlia il fine letterato e giornalista Antonio Brescia, che caratterizzò la sua breve esistenza.
Nata a Rionero in Vulture il 21 febbraio 1945 da Antonio e Iolanda Vorrasi, Giuliana si laureò in Lettere a Napoli e nell’arco di ventotto anni ha consumato la propria esistenza, risolvendo l’11 luglio 1973 a Bari, dove viveva col marito e la figlioletta Nadia Amanda, in maniera tragica il proprio rapporto con la vita. Numerose le sue opere pubblicate, alcune postume. “Canovacci di racconti che non scriverò”, Napoli, 1968; “Lettere di un soldato”, Napoli 1969; “Tele di ragno”, Cosenza 1969; “Brano di diario”, Cosenza 1970; “Poesie del dubbio e della fede”, Napoli 1984; “Versi affioranti dal cassetto”, Venosa 1985.
Giuliana Brescia è una personalità complessa, emblematica dalla sensibilità altissima che ha lasciato una traccia profonda nella cultura lucana e nazionale.
Ancora undicenne redasse col fratello Sergio ( oggi affermato magistrato a Roma) un ciclostilato “Il Formicaio”, tenuto in vita per circa un lustro, pieno di “favolette liberty”, di poesie.
Numerosi i premi e gli attestati che le sono stati attribuiti. Nel 1962 a Napoli, nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, le viene assegnato il Premio letterario “La Maschera d’Oro presieduto da Vittorio de Sica; nel 1969, col volumetto “Tele di Ragno” e nel 1971 con “Brano di diario”, riceve il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel 1981 la poetessa di Venosa Rosa Maglione così scriveva di Giuliana Brescia: “ Giuliana, sulle del lago (di Monticchio, n.d.r.) veniva empiendosi le mani di bellezza”, “ libera di sentire e di vivere l’incanto intorno”.
Questo specchio del lago tante volte ritorna nella poesia di Giuliana Brescia, come il Siri in quella di un’altra poetessa lucana, Isabella Morra. Come il Siri, cantato, chiamato amico sicuro di cui compiacersi. Il lago, la natura sono temi ricorrenti in Giuliana, specie nella prima raccolta di poesie “Tele di ragno” del 1969: “Fra gli alberi / il sole si mostra / ridente / e lembi di cielo turchino / tra il verde, col verde si fondono insieme / in fragile oceano / di luce”.
Il suo genere personalissimo di composizione nel 1962 aveva incontrato il particolare gradimento di Carlotta Mandel, poetessa di “Penisola” e direttrice di “Relations latines “, che aveva letto i bozzetti, con alcune liriche della diciassettenne ragazza, alla “Foire aux poétes” (Parigi), presieduta da Jean Cocteau, Accademico di Francia. Nello stesso anno, il principe dei poeti, Roberto Mandel, al 20° Festival de la Poésie Italienne Contemporaine, osservava “…il canto concettoso della giovanissima scrittrice, ricco di una varietà di tinte ora fresche ed ora cupe, scende a profondità improvvise del pensiero, dominato da un senso quasi stoico di serena e forte indifferenza verso la vita, interpretata come la condanna leopardiana, cui la Poetessa oppone un rassegnato distacco”.
“Il Mattino” del 14 luglio dello stesso anno, riportò un’ampia corrispondenza da Semplencay, titolata Giuliana Brescia ricordata in Francia.
La poetessa Anna Santoliquido Schirone ( originaria di Forenza, ma che da anni opera con successo a Bari con la rivista “La Vallisa” e presidente del Movimento Internazionale “Donne e Poesia”), all’uscita delle “Poesie del dubbio e della fede” così si esprime: “Giuliana è nella sfera degli eletti. Breve il ciclo della vita , ma intenso il rapporto con l’arte”. E’ la strada di Isabella Morra: Rionero, Foggia, Napoli, Bari sono le tappe dove si consumano il male dell’anima della poetessa, non del dubbio, schiacciata dall’ansia, stanca di vivere intreccia un dialogo cupo e dolcissimo, un dualismo feroce e accattivante: ella disprezza il mondo e lo conquista con il canto, la sua rivolta è insulto e preghiera: “ Oh quali pascoli del cielo perduto / andando per le vie del disgusto, / lasciando che le mie parole / annegassero nell’amaro !”
In effetti è il male di vivere che consuma la giovane poetessa di Rionero. Non regge al dualismo del voler essere e l’essere, in una natura bellissima, nella quale e con la quale identificarsi. “Sono stanca. / Ho vagato a lungo per i prati / senza trovare un fiore, / ho camminato presso i ruscelli / senza udire la loro voce / fresca e nuova / e il canto dei grilli / non era che uno stridio monotono / senza fine “ E ancora “Sono una foglia stanca / che il vento non sa più dove portare / tenermi con voi, fatemi tutta / eguale a queste mie verdi compagne”. Un’esistenza impossibile da vivere per un’anima assetata di un mondo ideale e idealizzato che tanto contrasta con la quotidianità.
Così, infine, Giuliana in una poesia senza titolo “ Passata la mia vita per me / finito il domani / le porte son chiuse , / serrate / mi resta soltanto nel fianco / lo spasimo acuto / di una male che è ancora / la vita”.
La prof.ssa Giuseppina Cervellino Masiello, in un interessante articolo dal titolo ”La piccola Saffo di Rionero” scrive, fra l’altro, su “ Giornale”, della Comunità parrocchiale SS. Sacramento di Rionero, diretto da P. Carlo Palestina: “ Voce dolente di poesia, espressione profonda di un sentimento universale, testimonianza appassionata di una tristezza antica e presente, Giuliana Brescia, ancora una volta, offre a noi lucani un pregnante messaggio, mettendo a nudo la sua anima lacerata dal dubbio e anelante alla fede”. E Pasquale Tucciariello, in un articolo apparso sulla periodico “Basilicata Regione” scrive, fra l’altro, “ Come non cogliere il mal di vita tra i versi, i primi da tredicenne, gli ultimi da adulta, matura, già disposta alla “morte che cerco, che chiamo e non viene”.
La scuola media “Michele Granata” di Rionero in Vulture, per iniziativa dell’allora preside Enzo Cervellino, ha dedicata a Giuliana Brescia un’aula a sua memoria. L’Amministrazione comunale, con delibera n .336 del 28 settembre 2001, le ha intitolato una strada in una zona di nuovo insediamento abitativo ( in verità troppo periferico) della città, proprio vicino a Via Isabella Morra e a Via Giacomo Leopardi.
La Città di Rionero , come ha sostenuto la Santoliquido nel corso di un convegno nel marzo 2003 promosso e organizzato dall’UNALABOR-UNITRE rionerese, ha il dovere di valorizzare al meglio la sua opera letteraria di cui può essere fiera”. Ecco perché sarebbe opportuno provvedere quanto prima alla pubblicazione della ”opera omnia” della “Piccola Saffo lucana”.

Michele Traficante

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