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NAPOLITANO TALLONATO DA TV TEDESCA SU RIMBORSI

2004 - L'allora europarlamentare Giorgio Napolitano tallonato da un Giornalista tedesco sullo scandalo dei rimborsi spese di viaggio.
Video andato in onda in prima serata sulla tv tedesca il 17 Marzo 2004. Mai trasmesso né diffuso in Italia fino ad oggi.




L’imposta indiretta non pagata
Iva evasa, così si truffa lo Stato
Niente scontrini, fatture false, riciclo di denaro: i modi per eludere il fisco
di Roberto Giovannini

La diagnosi della Corte dei Conti è impietosa: in Italia l’evasione fiscale sull' Iva supera il 36 per cento, ed è uno dei valori più elevati tra i grandi paesi europei. Solo la Spagna, con il 39%, ci supera. Una fotografia impietosa, drammatica di una realtà che conosciamo direttamente fin troppo bene nel momento in cui non ci viene consegnata fattura o scontrino. Che viene confermata quando i cosiddetti «blitz» delle Fiamme Gialle moltiplicano per quattro o per dieci i ricavi dichiarati dai commercianti. O quando le cronache ci svelano le mille e mille truffe escogitate (e solo di rado svelate) per creare falsi crediti Iva per cifre milionarie. Imbrogli e «cattive abitudini» che non solo fanno mancare alle casse dello Stato decine di miliardi ogni anno, ma che penalizzano tutti i cittadini onesti, costretti a sopportare una pressione fiscale reale pesantissima che non avrebbe ragion d’essere se tutti pagassero il giusto. Ieri il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino ha ricordato che «sulla base delle analisi e degli studi svolti vanno ritenute attendibili le stime che quantificano in almeno 100-120 miliardi di euro le imposte evase annualmente».
L’azione di contrasto all’evasione della principale delle imposte indirette forse si è fatta più massiccia in questi mesi, ma non si può negare che i risultati siano comunque troppo modesti rispetto alle necessità. A leggere i risultati del lavoro della Guardia di Finanza nel 2011, l’anno da poco concluso ha visto l’individuazione di ben 8 miliardi di Iva evasa. L’evasione più consistente e sofisticata, spiegano alle Fiamme Gialle, è quella che scaturisce «dalle triangolazioni fra società collocate nei paradisi fiscali, dalle intestazioni fittizie di patrimoni, dalle grosse operazioni elusive». Prova ne sia i 2 miliardi di Iva evasa con le cosiddette «frodi carosello», come nel caso della vicenda TelecomFastweb. Oppure la storia scoperta giusto ieri: una società fiorentina di moda che ha evaso ben 686 milioni di euro truccando la produzione di borse e capi di abbigliamento in Cina, riciclando i profitti in strutture alberghiere e ristoranti negli Stati Uniti. Un’operazione che coinvolgeva ben undici società controllate, 5 ad Hong Kong e 6 alle Isole Vergini.
La realtà è quella di un’imposta che è afflitta da un’evasione di circa 40 miliardi di euro, secondo alcune stime: 26,2 miliardi legati a una sottofatturazione delle vendite (in pratica la mancata fatturazione ed effettuazione degli scontrini fiscali), 7 miliardi da costi non sostenuti (ovvero da false compensazioni fiscali solo cartacee) e 8 miliardi dalle «frodi carosello». Questa e altre stime le fornisce Roberto Convenevole, che per dieci anni è stato capo ufficio studi dell’Agenzia delle Entrate, e che nel 2009 ha scritto un libro proprio sulla regina delle imposte dirette, «La materia oscura dell’Iva».
Un testo che - tra l’altro - evidenzia un paradosso: in Francia, il gettito dell’Iva vale il doppio di quello dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche. In Italia accade esattamente l’opposto: il gettito Iva è la metà del gettito Irpef. «I blitz di questo periodo - spiega Convenevole - evidenziano chiaramente che soprattutto nel commercio e nei servizi c’è una massiccia sottofatturazione». Il secondo problema riguarda l’Iva intracomunitaria: in Europa le esportazioni non sono gravate di Iva, e l’imposta invece va riscossa al momento dell’importazione. In questo passaggio si generano appunto le «frodi carosello»: nulla di più facile che mettere in campo finte esportazioni, finte importazioni e finte lavorazioni di merci che servono solo a generare inesistenti diritti a crediti Iva, ovvero soldi che lo Stato deve rimborsare ai contribuenti sotto forma di compensazioni d’imposta. Nel 2007 questa «Iva negativa» da compensare valeva quasi 46 miliardi di euro; una bella fetta di questi crediti è del tutto virtuale e truffaldina.
Ma cosa fanno, in Francia, dove l’Iva è l’architrave del sistema fiscale, che noi italiani non facciamo? «Semplicemente è la sconsolata osservazione di Convenevole - sono più bravi di noi a gestire questa imposta. Hanno regole e soprattutto strumenti più moderni ed efficaci». E cosa dovremmo fare per evitare o limitare l’evasione dell’Iva? Un primo passo, spiega l’esperto, è quello di anticipare il più possibile rispetto alla chiusura dell’anno fiscale il momento delle dichiarazioni Iva dei contribuenti: più si ritarda il momento della dichiarazione, più tempo c’è a disposizione per fare trucchi e imbrogli. Il secondo passo dovrebbe essere il ripristino della dichiarazione sintetica Iva (abolita nel 1977), ovvero un documento da allegare al modulo F24 con cui i contribuenti girano l’Iva incassata all’Erario. Sulla dichiarazione sintetica andrebbe scritto il volume d’affari e le imposte connesse: sarebbe un grande aiuto per chi deve svolgere i controlli, oggi costretto ad entrare in azione con molto ritardo. Infine, visto che il fattore chiave per combattere l’evasione Iva è il taglio dei tempi - come detto, più tempo trascorre, più è facile imbrogliare - così come avviene in molti altri paesi sarebbe utile collegare telematicamente in tempo reale i registratori di cassa con l’anagrafe tributaria. (La Stampa 17.2.12)

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