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Michele Santoro intervista Libero Grassi




La storia L'oro dell'Amazzonia maledizione degli indios Con la crisi sono tornati i cercatori illegali, che portano malattie e violenze

Per arrivare a Kaianau, un villaggio degli indios yanomami che dista un'ora e mezza di aereo da Boa Vista, la capitale della regione brasiliana della Roraima, l'unico mezzo e' un Piper. Se non si sale su questo trabiccolo usato dall'eroe dei fumetti Mister No per spostarsi nella sua Amazzonia immaginaria, qui, nell'Amazzonia reale ai confini col Venezuela, e' davvero impossibile arrivare. Anche grazie a questo perfetto isolamento dal mondo occidentale, gli indios hanno conservato per secoli i loro costumi, la loro dieta alimentare e le loro tradizioni. Ma da quando, con la crisi mondiale, il prezzo dell'oro e' schizzato a livelli record, l'isolamento degli yanomami e' stato sconvolto da migliaia di avventurieri alla ricerca di pagliuzze e pepite per «fare l'America». Nel cuore della Terra indigena yanomami - 96 mila kmq, un territorio grande quasi un terzo dell'Italia - in teoria si potrebbe arrivare solo dopo avere ottenuto i dovuti permessi del FUNAI, la fondazione governativa nata per proteggere i popoli indigeni. Purtroppo la realta', come spesso accade nell'America latina piu' remota, dista anni luce dalla legalita' e dalle teorie. Succede cosi' che questa immensa riserva, sino a ieri un paradiso incontaminato, oggi sia diventata lo scenario di una guerra non dichiarata e invisibile ai piu'. A combatterla, sui due fronti contrapposti, i «garimpeiros», come chiamano qui i cercatori d'oro illegali, e gli indios yanomami. I garimpeiros arrivano dal Brasile come dal vicino Venezuela in crisi e dalla Guyana inglese: tutti sono alla ricerca dell'occasione che cambia la vita, a volte sfruttatori, piu' spesso sfruttati da chi gestisce illegalmente imbarcazioni e tratti di canali dove si scava, nel fango, per cercare l'oro. «Chi siano i proprietari non lo so, ogni settimana passano a ritirare la commissione», spiega Sebastiao, analfabeta, due figli da mantenere e nessuna intenzione di andarsene, nonostante la percentuale altissima - «il 60%» - che e' costretto a pagare ai proprietari, armati e spesso violenti nel riscuotere. Sull'altro fronte ci sono i legittimi proprietari di queste terre, gli indios yanomami, pronti a tutto per difendere non solo il loro ambiente naturale ma soprattutto le loro vite. Come denuncia il leader indio Arocona - con la faccia dipinta di nero e giallo - «noi non vogliamo che questa gente ci distrugga. Ci stanno uccidendo con le loro malattie e i loro metalli, a cominciare dal mercuri che inquina tutto». Cosi' era gia' successo durante l'ultima corsa all'oro, negli Anni 80, quando di garimperios da queste parti ne erano arrivati 40 mila. Espulsi negli Anni 90, oggi sono tornati. A migliaia. «Allora in alcuni villaggi vennero uccisi il 30 per cento degli indios, oggi la storia si ripete», spiega il missionario italiano dell'ordine della Consolata Carlo Zacquini. Frei Carlo, come tutti lo chiamano qui, e' un piemontese originario della Valsesia che da 40 anni vive assieme agli indios della Roraima ed e' uno dei pochi eroi che arriva da queste parti, mettendo a repentaglio la sua vita per dare una mano agli yanomami, mai come oggi a rischio di estinzione. «In altri villaggi non sappiamo neanche quanti indios siano morti durante la corsa all'oro degli Anni 80, di sicuro alcuni villaggi sono stati spazzati via e oggi non esistono piu'». Oggi, purtroppo, la storia si sta ripetendo, come denuncia, dati alla mano, anche la dottoressa Rosimary Queiros: «In un villaggio di 210 abitanti ai confini col Venezuela quest'anno abbiamo gia' avuto 23 morti a causa di malattie trasmesse dai garimpeiros agli indios. Una percentuale di oltre il 10%, altissima». Una decimazione causata anche dal mercurio - usato dai cercatori per purificare l'oro nell'amalgamazione delle sabbie aurifere -, che sta causando un disastro ambientale nelle falde acquifere della regione. Il problema e' che questo metallo e' molto nocivo per la salute e, se viene riversato in grandi quantita' nei fiumi come fanno i garimpeiros, causa danni al sistema nervoso centrale, al cuore, ai reni e necrosi alle mascelle. «Il mercurio sta facendo morire sia gli animali che gli indios», spiega la leader yanomami Davi Kopenawa che, per denunciare la situazione, si e' rivolta al Parlamento di Brasilia. Un appello raccolto dalla deputata Janete Capiberibe, che qualche giorno fa ha invitato formalmente il ministro della Giustizia Jose' Eduardo Cardozo a prendere subito provvedimenti perche' «almeno 1.500 garimpeiros starebbero costruendo piccoli aeroporti clandestini» dentro la riserva dove vivono 32 mila yanomami. Mai come oggi in pericolo, «a causa dell'oro, che sia maledetto», grida Arocona, brandendo minaccioso un arco di fronte alla telecamera della televisione brasiliana Globo. 

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