Carlo Gesualdo, noto anche come Gesualdo da Venosa (Venosa, 8 marzo 1566 – Gesualdo, 8 settembre 1613), è stato un compositore italiano e membro della nobiltà del Regno di Napoli del tardo Rinascimento.
Discendente di Guglielmo di Gesualdo e di una famiglia che vantava origini normanne, principe di Venosa e conte di Conza, Gesualdo è conosciuto soprattutto per l'omicidio eseguito nel 1590 ai danni della sua prima moglie Maria d'Avalos e del suo amante, Fabrizio II Carafa, sorpresi in flagranza di adulterio. Rappresentante accanto a Luzzasco Luzzaschi, Luca Marenzio e Claudio Monteverdi del madrigale italiano nella sua massima espressione, il suo status privilegiato gli consentì grande libertà artistica nella stesura delle sue partizioni. I suoi lavori, alcuni dei quali andati perduti e quasi interamente dedicati alla voce trattata in polifonia, inglobano sei raccolte di madrigali e tre raccolte di musica religiosa. La reputazione che si guadagnò il Gesualdo di principe compositore e assassino gli impedì di sprofondare completamente nell'oblio. Storici e musicologi sono rimasti presto affascinati dalla sua tumultuosa storia personale, circostanza che ha confezionato, attorno all'aristocratico, una vera e propria "leggenda nera" nel corso dei secoli, poi variamente ricostruita, interpretata e giudicata in ogni epoca successiva ponendo l'attenzione sui suoi valori morali. A partire dal 1950, la riscoperta delle sue partiture ha segnato l'inizio di un crescente interesse per il lavoro di Gesualdo. Direttamente accessibile e scevra da pregiudizi accademici, la sua musica raggiunge oggi un vasto pubblico grazie alla sua forza espressiva e originalità , in particolare nel campo armonico.[6] Il musicista ha ispirato anche vari compositori, che concordano nel considerarlo come un maestro dalla personalità ambigua e affascinante.
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