Sono versi che odorano di “passi” montaliani, dedicati a questo anno che vola sulle note oblique della incertezza, causate soprattutto da una fastidiosa e talvolta definitiva pandemia. Una ingerenza che si insinua nelle già travagliate vicende umane, che scuote i passi di vita quotidiana, che mette a repentaglio la nostra stessa confidenza con il mondo che ci circonda, affetti compresi. Il poeta Gabriele De Masi coinvolge con un lento muoversi nei passi infantili, cauti al volere di un mondo che travalica il nostro stesso vivere di episodi e di contingenze. Ecco cosa ci resta per il poeta ... ma le scommesse non danno incasso / ai giorni nostri, incerti, sperare / e non sapere cosa serbi il calendario, / un arrivederci, una stretta di mano.... Quello che appare intorno a noi, che pur ci muoviamo circospetti, odora di fantasia che si nutre di una parola antica come la Bibbia, ossia la speranza. Ci nutriamo di parole, ma senza di esse non avremmo valore.
Anni
Aspetto dal tempo una complicità,
per come sono stato, per come m’ha trattato,
essere meno lento col telefonino,
affrontar un po’ più lesto i gradini,
ma le scommesse non danno incasso
ai giorni nostri, incerti, sperare
e non sapere cosa serbi il calendario,
un arrivederci, una stretta di mano,
l’addio, un improvviso abbraccio,
pretesa magra a questi giorni bigi,
aggrovigliato filo d’attesa, entusiasmi,
cadute rovinose, riprese di rinati slanci.
Abbiamo respirato la cenere;
masticato, amaro, il carbone.
Per questa Epifania, soltanto, e Nuovo Anno,
tornar, magia, d’un tratto, tutti piccini,
giochi all’aria aperta e il sole a manto.
Gabriele De Masi
Colline d’Irpinia, Montefredane, adagiata sulle nuvole, inondata di sole.
Le braccia aperte di semplice bellezza e bontà dell’Italia del Sud…
dove finisce la piazza, inizia il cielo…
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