La primavera intanto tarda ad arrivare.”
E’ il verso finale di “Povera patria” di Franco Battiato, canzone epocale,
versi apparentemente
pessimisti in un frastuono di maldicenze, barlumi di speranze e promesse
disattese dall’alto del potere.
E in questa primavera che tarda ad
arrivare, in questo maggio piovoso, fra i più piovosi, si
avverte lo sconforto cantato da Battiato, si avverte il disappunto, si riconosce
di non avere tanti miti da coltivare, e tuttavia il sole fa capolino fra le
nuvole che si addensano sulle nostre città; un sole tiepido che consente solo a
sprazzi di annuire che pur siamo in maggio, e i campi si infiammano di papaveri
e di ginestre. Maggio ha evocato pensieri di rinascita, prima ancora che di
rivolta, in quegli anni ormai dimenticati e relegati alla memoria di documentari
o a RaiStoria. Anni di speranze e di volti ormai passati.
Il poeta Vittorio Sereni ci induce ad una originale visione: “Non lunga tra due golfi di clamore /
va, tutta case, la via; / ma l'apre d'un tratto uno squarcio / ove irrompono
sparuti / monelli e forse il sole a primavera. / Ma i volti non so più dire”.
Volti che dovrebbero sorridere a primavera, perché il verde si rinnova e
“le piante turbate inteneriscono”.
Ci saranno pure dei possibili colpevoli
in tutto questo, in un minuscolo disfacimento di valori e di saperi?
E’ probabile che si ritrovi in ogni meandro
della vita quotidiana, in questo ed in quello che decide le sorti di una
comunità, in quelli che hanno sbagliato le scelte nei lustri precedenti, in
quelli che sono lì e che non meritavano di stare lì. Lo evidenziava con impeto
don Andrea Gallo; di questi giorni, due anni fa è volato via.
C’è sempre qualcun altro da investire della sua
irresponsabilità.
La riflessione cade come una fantasia notturna, di un maggio che porti buone nuove:
“Ben venga maggio e il gonfalone amico…”
evocava Guccini in una sua canzone fra
le più belle.
Tuttavia, non sappiamo individuare le colpe in ciascuno di noi; appare difficile
ed inestricabile rintracciare una benché minima responsabilità, un nome, un
volto, un contesto determinante. Ci sarà di certo nei meandri di questa storia
contemporanea, ci saranno stati gli abusi di potere a scapito di chi in buona
fede si guadagna l’esistenza quotidiana. Oppure – come ammette Sereni - “i volti non so più dire”.