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Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: XIX Mostra CinEtica

Il CineClub “Vittorio De Sica” inaugura la XIX Mostra CinEtica con una retrospettiva dedicata a Vittorio  De Sica, nel quarantennale della sua scomparsa (13 novembre 1974) e coincidente con i 20 anni di attività continua del CineClub lucano a Lui dedicato. La prima visione della Mostra, con il capolavoro Miracolo a Milano, si tiene fra i detenuti della Casa Circondariale di Melfi, grazie all’Area Cultura e all’intervento del cappellano P. Biagio. Nella stessa struttura penitenziaria il “De Sica” svolge da alcuni anni una proficua attività di cultura cinematografica, con la proiezione di opere cinematografiche di assoluto valore, e tenuto un concerto di musica Jazz con la cantante americana Chrissie Oppedisano.

MIRACOLO A MILANO
Di   VITTORIO DE SICA

Il film,uscito nel 1951, si svolge come una favola: si apre con il fatidico C’era una volta, scritto a tutto schermo a carattere infantile. Il protagonista è un ragazzo orfano, Totò, che sogna un “regno dove buongiorno vuol  dire veramente dire buongiorno! La vecchietta Lolotta lo trova da bambino sotto un cavolo e lo alleva. Ma alla sua morte il bambino viene affidato ad un orfanotrofio. Uscirà quando è un giovanotto in una nevosa giornata milanese. Farà presto amicizia con dei barboni, si innamorerà di Edvige e sarà lui a guidarli nel finale fantastico in una piazza del Duomo affollata di netturbini a cui ruberanno le scope per volare via a cavallo delle stesse, verso quel regno immaginario tanto desiderato.   
La scena di questo "decollo" ha ispirato  Steven Spielberg per la scena dei ragazzini su biciclette volanti nel film E.T. Anche la fenomenale domestica Mary Poppins trarrà da questo capolavoro spunti e fantasia, dai costumi degli spazzacamini al volo d’angelo nella discesa dal cielo. In Miracolo a Milano vige un connubio fra poetica e messaggi sociali fra i più significativi della storia del cinema; emblematica la scena della visione collettiva del tramonto: la mistica degli ultimi, il candore di una favola senza tempo.
Tratto dal romanzo Totò il buono di Cesare Zavattini, Miracolo a Milano nasce dal sodalizio emotivo tra Cesare Zavattini e De Sica, a cui si debbono altri film del periodo neorealista come Umberto D., Sciuscià e Ladri di biciclette. Il romanzo, edito da Bompiani nel 1943 dopo essere uscito a puntate sul settimanale Tempo, era lo sviluppo di un soggetto, scritto alcuni anni prima a quattro mani da Zavattini e Antonio de Curtis, Totò, (come il protagonista).        Le riprese del film furono effettuate tra il febbraio e il giugno del 1950. Il titolo di lavorazione del film era I poveri disturbano, titolo che fu cambiato in seguito alle pressioni dei produttori e di alcuni esponenti politici che vedevano il neorealismo come un cattivo biglietto da visita per l'Italia all'estero. Girato a Milano, in prossimità della stazione di Lambrate, nel 1950, quando uscì nelle sale venne accolto in modo freddo e distaccato da progressisti e conservatori. I primi lo giudicarono troppo evangelico e consolatorio; addirittura in Unione Sovietica ne fu vietata la diffusione; gli altri invece lo giudicarono un film sovversivo e d’ispirazione comunista. Probabilmente quello che non piaceva a nessuno era la scelta di avere come protagonisti di un film degli emarginati inoperosi e che fanno festa.

Sebbene De Sica ne abbia rivendicato la coerenza rispetto alle opere precedenti, parte della critica ha individuato nel film il prevalere dell'impronta di Zavattini nel gusto per le contrapposizioni forti - in particolare tra poveri e ricchi - le influenze surrealiste, il distacco dal neorealismo a favore di un realismo fantastico, con evidenti riferimenti al cinema muto, al burlesque, alla pantomima, al circo, al fumetto e al disegno animato."
      
A causa degli effetti speciali, affidati a tecnici americani, (in particolare il volo finale sulle scope e le immagini in trasparenza dello spirito della madre e degli angeli), il costo del film sfiorò i 180 milioni di lire (un record per quei tempi): il triplo di quant'era costato Ladri di biciclette, con un indebitamento che avrebbe assillato il regista-produttore per diversi anni.
Ma il film, alla cui sceneggiatura ha partecipato Susi Cecchi D’Amico, venne premiato con il Grand Prix du Festival per il miglior film al 4º Festival di Cannes. È stato successivamente selezionato tra i 100 film italiani più importanti di sempre e appunto da salvare: uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi.
  
Armando Lostaglio

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