Appuntamenti in Primo Piano: Bari. Incontro per il Centenario del Primo Genocidio della Storia Moderna
Incontro
per il Centenario del Primo Genocidio
della Storia Moderna: lo sterminio
della popolazione armena (1915-2015), sabato 31 Gennaio, alle ore 18.00, in Via F. S. Abbrescia 47, organizzato
dal Movimento Internazionale “Donne e Poesia” in collaborazione con la Sezione Nazionale Scrittori SLC-CGIL
“Puglia-Basilicata”. Partecipazione di poeti, scrittori, artisti. Con
il coordinamento di Anna Santoliquido interverranno Kegham Jamil Boloyan dell’Università del Salento, Rupen Timurian,
rappresentante della Comunità Armena di
Bari, Carlo Coppola Segretario del "Centro Studi Hrand
Nazariantz".
Letture di poesie e prosa di Autori armeni.
Tra la primavera e l'estate del 1915, tutti gli armeni delle province
orientali della Turchia furono espropriati delle
terre di origine
e di tutte
le proprietà e venne detto loro che stavano per essere trasferiti
in campi speciali costruiti appositamente per loro. Questi
campi non esistevano: una volta prelevati dalle
loro case gli uomini vennero divisi dalle
loro famiglie ed uccisi non lontano dalle loro case e dalle loro terre.
Donne e
bambini furono costretti ad affrontare lunghissime marce in mezzo alle montagne e
tra le asperità del deserto siriano.
La
maggior parte conobbe la fame, la sete, la sofferenza, il dolore, il
sangue, il pianto e la morte. Fu uno
sterminio terribile, anche perché tutto avveniva a distanza ravvicinata, gli armeni vennero uccisi a colpi di pugnale, spade, asce e, quando andava bene, a
colpi di fucile. I pochi ‘fortunati’ che riuscivano a
sopravvivere venivano lasciati morire
lentamente sotto il sole.
I massacri si fecero sempre più frequenti, nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i
primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli.
L'operazione proseguì l'indomani e nei giorni seguenti; in un solo mese, più di mille intellettuali
armeni, tra cui giornalisti,
scrittori, poeti e leader politici,
furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada.
Così come continua ad accadere ancora oggi in tanti
luoghi del panorama
mondiale attuale, il Genocidio
armeno fu una questione politica mascherata sotto
la veste della religione. Una
questione per la quale sono stati uccisi circa
un milione e mezzo di armeni…
Da “Il richiamo del sangue” di K. J. Boloyan
Gli armeni erano stati i primi al mondo a
dichiarare il Cristianesimo religione ufficiale del proprio Paese, nell’anno
301. Secondo la tradizione la fondazione della Chiesa armena viene fatta
risalire a Taddeo e Bartolomeo (due apostoli di Gesù), ma fu solo all’inizio
del IV secolo che San Gregorio Illuminatore battezzò il re armeno Tiridate III.
Da allora il Cristianesimo è diventato il pilastro dell’identità armena.
Religione e cultura furono i segni distintivi degli armeni, per secoli sotto
dominazioni straniere. In ogni casa, anche la più povera, non mancano mai i
libri e nelle biblioteche è possibile scovare antichi volumi a forma di
bottiglia per nasconderli meglio dal furore distruttivo degli invasori e
preservare la propria storia e il proprio futuro. Prima di convertirsi al
Vangelo, Tiridate aveva fatto rinchiudere San Gregorio in un pozzo sul quale
oggi sorge il monastero di Khor Virap, dal quale è possibile ammirare il Monte
Ararat, simbolo dell’Armenia. Secondo la Bibbia fu proprio sulle alture
dell’Ararat che l’arca di Noè si sarebbe fermata.