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Schermi Riflessi di Armando Lostaglio


Gabriele De Masi, fra Montale e Rodari

Sono versi struggenti quelli di Gabriele De Masi, poeta e giornalista irpino (di Atripalda, vive a Montefredane), quando risalta una nitida quanto pervicace attitudine a leggere con leggerezza l’intimità, e l’umanità.


Avvento
In questo tempo d’attesa,/  stella come altre non sarai,/  tu, luccicante, alla mangiatoia
del presepe che non faremo.

C’è  qui la veemenza e l’intensità di una perdita (la sua Ornella è mancata da poco) ma nel contempo la capacità di restituire la nettezza dei tempi che viviamo, senza luci di sfarzo, ma con una speranza sempre da guardare in alto, alle stelle, nella Stella che rinasce dentro, verso una Grotta. Si avverte la forza di un Montale, la lucida presenza di una poetica interiore e costante. De Masi spiega la forza delle parole, ben compiute in una ritmica sonora e recondita.
Come quando rilegge la polvere del devastante sisma del 23 novembre 1980, in Irpinia e Basilicata.

Fulgida luna dei poeti

Fulgida luna, dei poeti,
così illuminasti la notte,
faro di rovine, un momento,
il muro rotto, riverso sul prato
non chiedeva il lamento
di bimbo esser grido,richiamo,
nella densa polvere sugli occhi
di sangue prossimi alla morte.
Giungesti così, ballando,
dopo una domenica di sole,
rantolo basso squassò porte,
ruppe l’architrave, dirupò
case, sabbia e sassi
rotolarono fino al fiume,
camminavamo sugli embrici,
sulle travi finite per terra,
gridando a nomi amici: “Ci sei?”.
Il silenzio, su ogni voce.
Così fu commiato,
lontana eco nella notte, sempre
un po’ più in là. Più lontano.

( da “La luna e la polvere”, i poeti del 23 Novembre, ed.Delta3)

Ma De Masi, da uomo di scuola (per decenni insegnante di Lettere) sa guardare all’infanzia con tenerezza rara, come sa fare Rodari, usando la metrica da filastrocche, capaci di restituire gioia ed ilarità. Una leggerezza senza tempo come in questi Bambini, capaci di regalare la grazia di un tempo mai sopito, quel Fanciullino che non dovrebbe lasciarci mai.           

Bambini

I bimbi della scuola,
lindi, belli, pettinati
corron presto nell’androne.
Vai, ché inizia la lezione.
Non s’è visto l’Angelone,
stamattina non s’è alzato,
 il barbone un po’ arruffato,
tra lenzuola di cartone
là, più giù, nel porticato.
Anche lui ebbe una mamma
che solerte ripeteva:
“ Fai in fretta, dai, fa’ presto
la campana non aspetta.”
Mentre il volto gli lavava,
l’asciugava, lo baciava
come, intenta, s’ostinava
su quel ciuffo un po’ ribelle.
Angelone quel risveglio
 sogna… , quando piccolino
s’avviava a scuola anch’egli
con il volto largo e tondo,
del più bel bambin del mondo.
Angelone ,ora Angelino,
dorme lì sullo scalino,
e il suo volto non ha età .
Come, tanto tempo fa.

Gabriele De Masi guarda al mondo con un verso che sa alternare ilarità e riflessione, dolore (talvolta) e speranza. Un poeta ma anche un intellettuale della poetica, della prosa, del racconto e del mistico guardarsi dentro.

Armando Lostaglio

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