Per una Grande Lucania
Sono
molti i versi poetici che ci accompagnano da sempre, sulla dorsale appenninica
che congiunge in senso figurato ed affettivo la
Lucania moderna a quella antica. Gli Alburni citati da Sinisgalli e Giustino
Fortunato possono rappresentare gli emblemi di un territorio contiguo ed
“unicum”: dal Vulture al Potentino, dalla Val d’Agri al Lagonegrese, virando lo
sguardo ad ovest sul mare del Cilento. I Lucani vi abitano da millenni, nel
segno di una cultura nuova che ad Elea (Velia per i Romani) comunicava al mondo
il divenire nel pensiero presocratico di Parmenide e Zenone, sei secoli prima
di Cristo. Saranno lì le nostre radici.
“… Lo spirito del silenzio
sta nei luoghi / della mia dolorosa provincia. Da Elea a Metaponto, / sofistico
e d’oro, problematico e sottile, / divora l’olio nelle chiese, mette il
cappuccio / nelle case, fa il monaco nelle grotte, cresce / con l’erba alle
soglie dei vecchi paesi franati.” Questo cantava Sinisgalli in “Lucania”. E
il pensiero meridionalista di Giustino Fortunato, la cui famiglia proveniva da
Giffoni (Salerno), ha alimentato le generazioni a venire sul concetto di
rivalsa del meridionalismo, le cui “questioni” sono ancora oggi aperte, come
piaghe.
E forse si dipana su questa spinta di viaggio ideale, l’amore
verso questo territorio, la Lucania, che ci ha
spinto a realizzare un documentario sulle tracce dell’antica Via Herculia, che
dal III secolo d.C. ha attraversato in verticale la Lucania.
Questa la sinossi del film, “La
strada meno battuta – a cavallo sulla Via Herculia”, prodotto da FamilyLife
Tv e da EquiturismoItalia con il CineClub “De Sica”, tutte espressioni
culturali di una Lucania che intende perseverare.
"… Divergevano due
strade in un bosco, e io…../ Io presi la meno battuta, / E di qui tutta la
differenza è venuta."
Da questo verso finale della poesia di Robert Frost “La strada non presa” si può partire per un viaggio fuori dai luoghi
comuni della vita, quella frenetica che fa da avamposto ai logorii ed alle
dissonanze cardiache. Perché anche di cuore qui si tratta, e di cuori: di
uomini e di cavalli, di terre e di mare.
Da un mare all’altro, dall’Adriatico al Tirreno, percorrendo
strade meno battute, o per nulla conosciute. Come la secolare Via Herculia, una
strada romana che collegava il Sannio all’antica Lucania, realizzata per volere
di Diocleziano. Ma questo viaggio di una ventina di temerari a cavallo parte da
ancor più lontano, dalla costa adriatica per rimontare gli antichi tratturi
delle transumanze; farsi preghiera davanti al Santuario della Incoronata di
Foggia e all’abbazia di Monticchio, e quindi proseguire più ad ovest e a sud,
dove incrocia la mitica Via Herculia, e da Grumentum fino a Maratea. Tre
regioni antiche al confine: la Daunia, il Sannio, la Lucania. Solo il respiro dei
cavalli ci da la misura del tempo, che incombe nella fatica e nell’amore.
C'è nel fondo di questa dura attraversata, una sorta di riscoperta della mitopoiesi, ciò che rende mitico un
luogo, una strada, perché fu via di passaggio di culture e di beni.
Una storia e un territorio ancora tutto da rivisitare e
raccontare.”
Ed è proprio nella idealità della “mitopoiesi” (ispirataci dal
prof. Gaetano Fierro), una ulteriore chiave di lettura di questo documentario,
che riscopre strade meno battute, quasi come una metafora, come viaggio
interiore e come proposta di un divenire geografico e perché no, anche politico
e di istituzione.