GABRIEL GARCìA MARQUEZ = PRESENTE!!!
Sentii parlare di Garcìa Marquez per la prima volta nel 1975. Ero
imbarcato su un mercantile che si recava in Brasile/ Uruguat/ Argentina
a caricare la carne e i gamberoni brasiliani. Avevo un collega che mi
parlava spesso di un romanzone dal titolo "Cento anni di solitudine" .
Subito non ci pensai molto anche perché entrava in un argomento che non conoscevo.
Fu solo diversi anni dopo che cominciai a interessarmi del Colombiano
. Sopratutto dopo aver visto il film " Cronaca di una morte annunciata"
di Rosi, tratto appunto da un altro libro di Marquez. Da allora lo
seguii sempre, lessi diverse sue opere. Puo' sembrare strano ma i "100
anni " fu tra gli ultimi che lessi.
Parallelamente, gia da tempo avevo iniziato a scrivere dei racconti
ambientati in Venezuela, il cui primo fu " L' AmeriKano" ( che cominciai
a scivere alla fine del '75 in navigazione, ma che venne pubblicato
solo molti anni dopo da "Progetto SiderurgiKo di Rio Nero(PZ)) , nulla
in comune con il film di Costa - Gavras ) a cui segui' " Los Empleados" (
gli Impiegati), una sorta di raccontini "fantozziani" ambientati nello
stesso paese sud-americano . Fino infine al piu' "fortunato" "Dona
Pamela & Altri Racconti" che venne stampato nel 1993 per i Mille
Lire di Stampa Alternativa e oggi esaurito .
Per la verità tutti i miei racconti "venezuelani" erano in realtà
trasposizioni di personaggi del Ponente Ligure, ambientati in Venezuela(
tranne l' impiegato "Vallejo" , che è una specie di "Fantozzi" , nella
realtà residente a Torino, metropoli nella quale ho vissuto 32 anni) .
Operazione non nuova in fondo. Che cosa c' era di piu' genuinamente
italo- meridionale nei paranoici killers " messicani" e nordamericani
dei film di Sergio Leone?
Anche in "Dona Pamela" i miei personaggi vennero definiti " una
specie di corte dei miracoli " , falla scrittrice e poetessa vercellese
Fryda Rota e non a torto. Oggi lo scriverei con piu' attenzione e
impegno. Ma a volte la premura di scrivere ti impedisce di riflettere .
Ma tornando al nostro Marquez( che reputo il principale autore
sudamericano del XX secolo, forse ancor piu' di Amado, di Scorza e di
Onetti) egli nacque in Colombia nel 1928( aveva percio' compiuto da poco
86 anni). Era stato per tanti anni corrispondente a Caracas per un
quotidiano colombiano come narra in un suo libro autobiografico. Dopo
giovanili simpatie liberali( in Colombia il Partito Liberale era quanto
di costituzionalmente piu' progressista esistesse, come dire i Laburisti
in Inghilterra ) , si avvicinò al piccolo Partido Comunista nella cui
area rimase per tutta la vita, stringendo solida amicizia con Fidel
Castro .
Certamente non tutti i colombiani se la sentirono di ricorrere alla
lotta armata, come aveva fatto, ad esempio, il prete Camilo Torres(
verso il quale il Marquez aveva profonda ammirazione), caduto in
combattimento con i "regolares" nel 1966, che alla lotta di classe
aveva, epperò, unito anche quella per l' indipendenza della Colombia, e
non solo quella economica, politica e militare, ma anche quella
culturale, quasi a poterlo considerare un "nazionalista rosso " .
Confesso che talvolta dissentii dal Marquez, quando negli anni' 80,
per la Polonia, aveva preso le parti del governo di Jarulzesky contro la
c.d. "Solidarnosch" , Walensa, Woithila e Raegan.
Oggi non lo farei piu' . E non perché io sia una specie di adoratore
del c.d. "socialismo reale" ( errori e orrori ce n' erano, e anche
tanti!), ma perché da una tal situazione si sarebbe potuti uscire in un
altro modo( magari anche con una prassi non-dogmaticamente marxista!) e
non certo con la restaurazione del potere capitalista, clericale, e
filo-americano che poco per volta a portato in tutti i paesi dell' Est
europeo il LIBERI$MO $ELVAGGIO .
Altri successi del Marquez saranno " L' amore ai tempi del collera" ,
" Dell' Amore e di altri demoni", "Cronaca di un sequestro" ( dedicato
al narcotrafficante Pablo Escobar) .
Tirando le somme comunque scompare un insigne scrittore a cui devo
molto per l' ispirazione che mi ha dato. Un autore che ironizzava tutti
gli aspetti piu' tragici della vita, mettendoci quel senso dell' humor,
forse un briciolo sarcastico, che è tipico di molti sud-americani.
Ricordiamolo dunque...
J. Donoso C.