Nessuna
pietà
Nei
racconti di fantasia accade sovente che anche il cattivo più feroce
sia colto da debolezza e mostri pietà per la vittima. Gli esiti di
questo ravvedimento possono essere opposti. La salvezza, come per
l'Innominato dei Promessi Sposi. La morte, come per Tony Montana, lo
Scarface che paga con la vita la scelta di non uccidere un innocente.
Episodio analogo a quello del film di De Palma è accaduto a Taranto,
solo che stavolta i sicari non hanno avuto remore. Il bilancio è di
un pregiudicato “morto sparato” e con lui la compagna e il figlio
di tre anni. Di fronte a casi del genere si suole dire che la
criminalità organizzata ha smarrito il proprio codice etico.
Fesserie. Dopo le scoperte di Falcone sul sistema mafioso,
esportabili a qualunque forma di criminalità radicata sul
territorio, parlare di etica è pura ingenuità. Il termine più
calzante è legittimazione. Come ogni sovrastruttura sociale,
infatti, anche la mafia ha bisogno di legittimarsi, attraverso l'uso
della violenza, la distribuzione di benefici ma soprattutto
l'adeguamento al senso comune. Il codice mafioso non è quello
onorevole dei samurai, che resiste al tempo e alla modernità, ma si
plasma anzi su questi, per mero fine utilitaristico. Nessuna
romantica opposizione insomma, solo una bieca ricerca del consenso. Episodi di simile efferatezza, opera non del singolo ma di
una organizzazione, dovrebbero farci riflettere sul mondo in cui
viviamo. Una società che tutti i giorni, alla luce del sole e nel
pieno rispetto delle leggi, non conosce titubanze o eccezioni nel
preservare il proprio modello di sviluppo a prescindere dalle vittime che provoca,
sempre più numerose.