I numeri sono spaventosi: solo in Europa sono circa 140.000 le
vittime della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale,
con un ricavato annuale da parte dei loro sfruttatori di 3 miliardi di
dollari. Per quanto riguarda il traffico di migranti, le due rotte
principali vanno dall'Africa all'Europa e dall'America Latina agli Stati
Uniti: quest'ultima rotta coinvolge dai 2 ai 3 milioni di migranti ogni
anno, generando per i contrabbandieri un profitto di 6,6 miliardi di
dollari. Un fiume di droga, poi, inonda l'Europa, generando un mercato
di 20 miliardi di dollari solo in eroina.
Attualmente è la Russia il Paese maggiormente colpito (si stimano 70
tonnellate di eroina consumata), con trenta-quarantamila giovani russi
uccisi dalla droga ogni anno. Il fortissimo calo nel consumo di cocaina
in America, invece, sta scatenando la guerra tra le gang messicane e
l'apertura di nuove rotte che investono l'Africa.
Scenari apocalittici, quelli che emergono dal 1° Rapporto sul crimine
organizzato transnazionale a cura di Unodc, l'ufficio specializzato
delle Nazioni Unite, diretto dall'italiano Antonio Maria Costa, e
presentato a New York ai ministri dell'Interno e della Giustizia di
tutto il mondo.
Il quadro è preoccupante. Si vanno consolidando intere aree del mondo
che sfuggono al controllo degli Stati e si autoorganizzano come
paradisi criminali. L'Africa è sull'orlo del collasso. Lo sfruttamento
illegale di risorse naturali e il contrabbando di specie selvatiche
stanno distruggendo ecosistemi fragili e portando alcune specie
all'estinzione.
La Cina, poi, che ha messo le mani su ricchissimi giacimenti di
materie prime africane, da quelle parti inonda anche i mercati di merci
contraffatte. Fino alla metà dei medicinali testati in Africa (e nel
Sud-Est asiatico) sono contraffatti e di qualità scadente. Oltre il
danno, la beffa: ad acquistare quei farmaci taroccati aumentano, anziché
diminuire, i rischi per la salute.
«Purtroppo c'è una ricca aneddotica - si legge nel Rapporto dell'Onu -
che dimostra quanto il problema sia serio. È stata condotta una ricerca
su 581 farmacie della Nigeria. È risultato che il 48% dei prodotti di
cura alle infezioni conteneva principio attivo fuori dai limiti
accettabili». Un altro studio, minore, condotto in Ghana su 17 prodotti
farmaceutici, ha mostrato che solo sei avrebbero superato i test della
farmacopea internazionale e solo tre avrebbero rispettato i parametri
europei.
Contraffazione cinica: addirittura in sette Paesi africani i prodotti
contro la malaria, quelli contenenti clorochina, erano spesso
contraffatti e inutili a battere la malattia. Qualcosa gli Stati fanno:
in Tanzania c'è stata un'operazione di polizia chiamata «Mamba»,
qualcosa di simile in Uganda.
Si lamenta Dora Akunyili, ex direttore generale dell'Agenzia per il
controllo di cibo e droghe in Nigeria: «La maggior parte dei sanitari
falsificati ci arriva da India e Cina». E qualcosina comincia a
funzionare: dalla Nigeria nel giugno 2009 hanno girato alle autorità
cinesi dei farmaci antimalarici contraffatti, con false etichette di
«made in India», e contenenti sostanze nocive. «Il governo cinese ha
preso la questione molto seriamente», annota il Rapporto. Ci sono state
condanne a morte per sei cittadini cinesi.
«Il principale mercato dei farmaci contraffatti cinesi è la Cina
stessa», segnala l'Onu. È un flagello che colpisce le province più
povere e remote. Ma da qualche tempo queste medicine taroccate hanno
cominciato a viaggiare per il mondo. Se ne trovano molte tracce su
Internet e anche a casa nostra i Nas hanno scoperto qualche caso di
medicinali contraffatti comprati incautamente on-line.
Ma per fortuna il nostro sistema farmaceutico nazionale, e quelli
europei, sono indenni da questa truffa. Non altrettanto si può dire per
Paesi poverissimi e dalle strutture statuali minime come quelli
africani. Perciò l'Organizzazione mondiale si Sanità denuncia che il 67%
delle tavolette di clorochina vendute in Ghana sono contraffatte, il
57% nello Zimbabwe, il 47% in Mali, il 43% in Kenia.
Si rischia la catastrofe sanitaria. Nel novembre 2009, si è scoperta
una società di Mumbai, in India, che importava immunoglobuline di
produzione umana dalla Cina e le re-impacchettava con false etichette
che riproducevano i marchi di una famosa multinazionale. Il tutto è
finito sul mercato nero con uno sconto del 25% sul prezzo ufficiale.
Inutile dire che le immunoglobuline del prodotto non erano all'altezza. E
che erano finite in normali farmacie di città africane.
El Chapo - Classifica Forbes - Trafficante di droga messicano
ANTONIO MARIA COSTA DELL'UNODC: "I NARCOS COMPRANO NAZIONI E PRESIDENTI..."
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il consesso a numero chiuso dove siedono i Paesi che governano le grandi questioni del mondo, si è occupato di crimine organizzato in Afghanistan, Congo, Centro America, Somalia e Africa occidentale. L'Onu è allarmata dallo strapotere delle gang criminali che stanno destabilizzando interi Paesi del Terzo Mondo. E le conclusioni sono esplicite: il problema è stato finora sottovalutato, le risposte nazionali sono inadeguate, occorre ben altro.
Racconta Antonio Maria Costa, direttore esecutivo di Unodc, l'Ufficio Droga & Crimine delle Nazioni Unite:
«Abbiamo verificato, dati alla mano, che il problema si va spostando
geograficamente. L'offerta di droga nel mondo s'è fermata; era cresciuta
in maniera drammatica per tutti gli Anni 90, ora c'è un forte declino
per eroina, coca e oppio nel Mondo occidentale e così i narcotrafficanti
si stanno guardando attorno per trovare nuovi mercati. Gli ultimi
flussi investono il Terzo Mondo.
Sono mercati immensi dal punto di vista demografico. Abbiamo visto
che le nuove rotte della cocaina e dell'eroina attraversano l'Africa. Lo
stesso accade in America: c'è un flusso inedito verso il Brasile. Ciò
suscita in noi grande preoccupazione. Nei prossimi dieci-quindici anni
la droga sarà sempre meno presente nei Paesi ricchi e sempre più nei
Paesi poveri».
E il Terzo Mondo rischia di uscirne definitivamente schiantato. «Immaginate
l'effetto in uno Stato dove non ci sono adeguate strutture di
repressione. Dove c'è collusione e corruzione e non ci sono strutture
mediche, sanitarie e farmaceutiche per lottare contro il problema».
Il risultato sarà agghiacciante: nel vuoto statuale potranno crescere a dismisura i cartelli criminali. «Indubbiamente.
Ormai i cartelli della criminalità organizzata, finanziatisi in gran
parte dalla droga, ma non solo, hanno una potenza economica e di fuoco,
militare quasi, che eccedono la capacità di molti Stati di difendersi.
Abbiamo visto che nell'Africa occidentale e in quella orientale, e nel
Sahel, alcuni Paesi stanno soccombendo: le strutture militari e di
polizia sono passate di mano, acquistate di peso dai trafficanti, che
hanno comprato terre, elezioni, gerarchie, intere famiglie
presidenziali.
Di qui l'interesse del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: di
solito non si occupa di droga o di criminalità organizzata, ma nella
misura in cui il crimine diventa una minaccia alla sicurezza, anche il
Consiglio se ne deve occupare».
Emblematico, il cambio di agenda. «Sì, il simbolo della potenza stessa che questi cartelli hanno acquisito».
In tutto ciò, l'Afghanistan resta un buco nero.«Rappresenta
ciò che noi riteniamo inevitabile quando non c'è controllo del
territorio, non c'è uno Stato, e non c'è partecipazione politica dei
cittadini. Ma non c'è solo l'Afghanistan: gli effetti della perdita di
controllo del territorio li vediamo anche nella Birmania orientale dove
il governo di Rangoon non c'è. O in Colombia occidentale, nelle varie
province dove gli insorti gestiscono i traffici».
L'Afghanistan però ci tocca più da vicino perché è il
rubinetto dell'eroina ed è una sfida ingaggiata dalla Nato. Ci sono sul
campo anche i nostri soldati.
«In Afghanistan abbiamo visto che in effetti gli insorti si finanziano attraverso il traffico di droga. Io sono lontano dal dire che la droga sia il problema principale dell'Afghanistan, ma è altrettanto vero che i problemi non si possono risolvere se non si risolve il problema della droga»
«In Afghanistan abbiamo visto che in effetti gli insorti si finanziano attraverso il traffico di droga. Io sono lontano dal dire che la droga sia il problema principale dell'Afghanistan, ma è altrettanto vero che i problemi non si possono risolvere se non si risolve il problema della droga»