Liberamente ispirato a "se questo è un uomo" e "La tregua" di Primo Levi. "Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù."
Liberamente ispirato a "se questo è un uomo" e "La tregua" di Primo Levi. "Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice,
che ne è uscito più per fortuna che per virtù."
Primo Levi è testimone e vittima di Auschwitz. L’uomo denudato della sua identità, costretto a battersi come un animale per la vita, costretto a cambiare il suo codice morale.
Sulle sue parole chiare, concise, asciutte e precise come una formula chimica si muovono gli attori, nella tensione suscitata dalla lucidità di questo ricordo
terribile.
Vittime, aguzzini, desolati e aggressivi, rassegnati e vacui.
E se appare un sorriso, un lampo di ironia, è per esorcizzare attraverso la malinconia del clown il timore che nulla sia cambiato.
Il linguaggio teatrale è quello del movimento accompagnato dalla musica, con pochissime parole. Teatro di immagine e di silenzio, con improvvisi scatti lancinanti e disperati, con momenti di invenzione poetica su un tema difficile e desolato.
“Se dall’interno del Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire ciò che a noi viene inflitto.”
(Primo Levi)